Bartosz Nienaltowski è rappresentante dell’associazione Focus Europe a Bruxelles. Un progetto ambizioso che conosce a menadito: “Focus Europe-Laboratorio Progettuale per l’integrazione Europea è nato nel 2006 su iniziativa di alcuni politici italiani e amministratori locali, accomunati dalla volontà di conoscere la Ue e sfruttarne le potenzialità. Focus Europe – continua il giovane polacco – conta più di 100 associati tra comuni e province italiane ed europee. L’obiettivo è informare gli enti locali, formare gli amministratori, e dare supporto nel reperire risorse Ue, in particolare i fondi che l’Unione Europe gestisce direttamente da Bruxelles”.
Quale le altre peculiarità di Focus Europe?
“Trattandosi di un’associazione nata da un gruppo di amministratori locali, gestita e diretta da rappresentanti di enti locali, sviluppa proposte progettuali per loro conto. Questi progetti, atti a richiedere finanziamenti europei, si basano su idee nate da riunioni e incontri di lavoro nel calendario annuale dell’associazione. L’obiettivo di ogni proposta è intervenire in un settore dove un comune o una serie di comuni, sentono la necessità di intervenire: si cerca sempre di partire dal basso e evitare di imporre misure estranee all’amministrazione locale”.
Tu sei un canale privilegiato che può essere termometro di quanta Europa c’è in noi. Quali i settori dove questa è più sentita e quali meno?
“Grande spazio viene dato nei giornali alle paghe dei burocrati europei, agli sprechi dell’amministrazione pubblica europea, alle risorse dedicatevi, mentre poche info giungono su quello che il Parlamento Europeo, il Consiglio dell’Ue e la Commissione realmente fanno. Questo incide sulla visione degli italiani, e anche sugli amministratori locali, che guardano sempre più verso l’Europa, sperando di trovarvi rimedio alla mancanza di finanziamenti locali. Questa visione dell’Ue come di un bancomat a cui attingere nel bisogno, influisce negativamente sulle aspettative e sulle richieste che provengono da molte realtà locali. Si fatica a capire qual è la reale novità che deriva da Bruxelles. Da imparare dall’Europa c’è sopratutto “come” gestire efficientemente le risorse. L’Europa è anche una piattaforma di idee, intricata, dove non è facile sapersi muovere e reperire le info desiderate. A mio avviso è questa la novità che cittadini e gli amministratori dovrebbero capire. In questo momento di difficoltà è il cambio di mentalità che fa la differenza”.
I cittadini italiani si sentano europei?
“Sicuramente si. Ma la domanda che mi viene è “Ma gli italiani sanno cosa significa Europa?”. La nazione, il senso di appartenenza a un gruppo, non è altro che un sentimento. In questo senso sono convinto che gli italiani si sentano europei. Tuttavia se gli italiani non capiscano esattamente cosa voglia dire Ue, questo nasce dalla mancanza di informazione su quello che viene fatto a Bruxelles, soprattutto da parte della tv, in misura minore da radio e giornali. Il perchè me lo spiego solo per un motivo, la professionalità dell’Europa purtroppo non fa notizia”.