L’INTERVISTA – Marco Ro’, la giovane promessa della musica che ama il ‘live’

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L’INTERVISTA – Marco Ro’, la giovane promessa della musica che ama il ‘live’

marcorooodi Marco Montini

“Quando mi chiedono che musica suono, non so mai che rispondere”. E’ così Marco Ro’, cantante emergente della scena artistica italiana: solare, sorridente e soprattutto spontaneo. E, in effetti, non è facile definire in tre parole la propria produzione musicale. Più semplice farlo con un’oretta di chiacchierata di fronte ad una bella birra, e poco prima di uno dei suoi concerti. Eh sì, perche Marco, giovane promessa, di strada ne ha già fatta parecchia. Sembrano lontanissimi i tempi in cui, come tutti, suonando e cantando in una band, giocava a fare la rockstar. Salvo poi accorgersi che per lui la musica era ed è praticamente tutto: “Ho cominciato a metterci dentro la mia vita, mi è piaciuto, e adesso non potrei più cantare nessuna storia che non mi appartenga davvero”, dice. Da solista ha pubblicato un EP dal titolo “Un Mondo Digitale” e distribuito da Edel, la cui title-track è stata scelta, tra l’altro, come colonna sonora del Global Junior Challenge, l’evento internazionale per l’inclusione sociale attraverso le nuove tecnologie. Ha collaborato con alcune produzioni televisive, ma “la mia vera passione è il live”, confida a Le Città. Per Marco il palco è un richiamo al quale non sa mai resistere. Di recente ha anche pubblicato un singolo, dal titolo “C’era una volta” che parla di ciò che è diventato il nostro paese, fra crisi, Iva, Imu e smartphone dell’ultimo modello. 

Ciao Marco. Cominciamo un po’ da te. Tu sei un giovane romano con una famiglia che ha origini meridionali e toscane. In cosa ti senti romano, in cosa meridionale e in cosa toscano?

“Essere nato a Roma mi rende orgoglioso. Questa città influenza il mio modo di percepire le situazioni e tentare di tradurle in musica. La famiglia di mio padre è siciliana, una regione che amo e che sento molto come una seconda casa. Infatti il mio nome d’arte, altro non è che l’abbreviazione di Rosario, il mio secondo nome di battesimo. Mia madre è nata a Firenze, e di sicuro la mia passione per la musica l’ho presa da lei. E’ una commistione che mi piace. Scherzando (ma non troppo) dico spesso che mi sento “cittadino del mondo”.

Sei una persona solare e divertente, che mi sembra prenda di petto la vita: quali sono i valori più importanti e sui quali sei cresciuto?

“La famiglia (da buon siciliano), l’umiltà, il rispetto, l’importanza della determinazione nel raggiungere i propri obbiettivi. E quella di non prendersi troppo sul serio”.

Passiamo alla tua passione, al tuo lavoro: quando hai compreso che la musica, oltre ad essere fattore imprescindibile della tua vita, sarebbe potuta essere la tua occupazione artistica?

“Non sono ancora del tutto sicuro di cosa sia davvero la musica per me. Sicuramente, per ora, mi ha salvato dal mediocre immobilismo del pensiero e dell’azione che vedo in tanti, troppi miei coetanei. Lottare per qualcosa, per dire e per farsi sentire, ti rende particolarmente sensibile, ma anche particolarmente reattivo a ciò che ti succede intorno”.

E il tuo repertorio?

“Mi piace spaziare, ma mi sono formato con il blues e il rock and roll”.

Nuovi dischi all’orizzonte?

“In questi giorni è in uscita il mio nuovo singolo “Mosca Mon Amour”, cantato insieme alla vocalist russa Kira Franka. Il brano è il frutto di una collaborazione artistica nata durante la mia seconda tourneé in Russia, un paese che ho cominciato ad apprezzare nelle sue molteplici sfumature. A differenza di quello che potrebbe suggerire il titolo, la canzone però parla ancora una volta dell’Italia che siamo e di quella che forse non vogliamo più essere”. 

Dove possiamo trovarli?

“Sarà in distribuzione in tutta Europa su iTunes e negli altri digital stores a partire dalla prossima settimana, e dal 10 dicembre nel resto del mondo”.

Una domanda, che sa di riflessione: a che punto di maturazione artistica senti di essere giunto?

“Sto lavorando al mio nuovo disco, un lavoro a cui tengo tantissimo e che racchiude un pezzo molto importante della mia vita. Nel frattempo sto collaborando con Laura Tangherlini (scrittrice e giornalista di RaiNews, ndr) a un progetto di sensibilizzazione sul dramma dei profughi della guerra in Siria. Vorrei che la mia musica servisse a qualcosa di utile. Ecco, a questo penso ultimamente”.

Ne ‘risentono anche i tuoi brani, immagino?

“Non potrebbe essere altrimenti”. 

Cosa consiglieresti a chi ha voglia di sfondare nel campo della musica?

“Di suonare dal vivo. Tanto. Suonare e sognare. Alla fine da qualche parte si arriva, magari dove non pensavi o non avevi intenzione di arrivare. In fondo è anche il bello della vita. E della musica”.