Giustizia e Industria, un rapporto difficile che incide sul mercato

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Giustizia e Industria, un rapporto difficile che incide sul mercato

ilva89L’esperto Borghini: certi magistrati toglieranno agli investitori esteri la voglia di lavorare in Italia La testimonianza dell’ex ad ThyssenKrupp condannato a sette anni e in attesa di giudizio definitivo

di Afra Fanizzi
Cosa succede quando la magistratura mette il naso nell’industria italiana? E’ presto detto: un vero e proprio caos come dimostrano il caso dell’Ilva e della ThyssenKrupp. Del rapporto problematico fra “Giustizia e Industria” si è occupato un convegno realizzato nella sede di QuickTop Reti a Roma. A discuterne Vincenzo Maiello, professore di Diritto penale all’Università Federico II di Napoli, il senatore Benedetto della Vedova (Scelta Civica per Monti), il senatore Nicola Latorre (Partito Democratico) e Gianfranco Borghini, esperto di ristrutturazioni industriali ed ex responsabile del PCI per l’industria. Ad aprire i lavori, Angelo Mellone, giornalista Rai tarantino di nascita e testimone sulla propria pelle di quanto un’industria come l’Ilva, protagonista nella vita lavorativa di alcuni membri della sua famiglia, possa essere al tempo stesso luogo di lavoro, di morte ma anche di sviluppo. Mellone ha più volte ribadito come sull’Ilva pesi una sentenza che di fatto crea “un corto circuito irreparabile con una ricaduta sociale e produttiva”. Un vero e proprio punto di non ritorno che è stato il filo conduttore su cui si è mossa tutta la discussione. Vincenzo Maiello, durante il suo intervento, ha sferrato il suo attacco ai magistrati espressione di un potere che non dialoga con nessuno e che nuoce all’industria italiana e a chi subisce le sentenze. Come nel caso dell’Ilva. Ma non solo. Le sentenze che riguardano eventi tragici avvenuti fra le mura delle aziende, accolgono le istanze dei familiari delle vittime e quindi si legano al rapporto fra politica, magistratura e società. In tal modo finiscono con i vertici delle aziende che come nel caso della ThyssenKrupp, ad esempio, sono stati condannati ( attualmente in attesa della sentenza della Cassazione) per omicidio volontario con dolo eventuale, per cui l’ad della ThyssenKrupp sarebbe stato al corrente dei rischi cui gli operai erano esposti e quindi avrebbe implicitamente accettato il rischio conseguente. Una sentenza, quindi, che in primo grado oscillava fra reato colposo e volontario e che ha cambiato definitivamente il rapporto fra giustizia e industria. In sala era presente anche l’amministratore delegato di Ast, Marco Pucci, ex responsabile marketing di Thyssenkrupp condannato in primo grado a tredici anni e in appello a sette (ora in attesa del giudizio della Cassazione) che a margine dell’incontro ha dichiarato “la giustizia esemplare non serve per risolvere i problemi con l’industria. Per ripartire bisogna mettere da parte i pregiudizi e chi fa impresa deve essere tutelato. Di questo passo usciremo dal G8 ed entreremo nel G259”. Molto duro contro le ultime sentenze della magistratura, Gianfranco Borghini, che ha sottolineato come anni e anni di una mancata riforma della giustizia, abbiano portato ad uno strapotere dei magistrati, che oggi si traduce nella mancanza totale di investimenti esteri sull’industria italiana. Per Borghini l’Ilva “è destinata alla rottamazione”, e sentenze come quella della Thyssen sono gravissime, nonostante la “toppa” messa in appello, perché “secondo quei giudici un amministratore delegato di un grande gruppo può rispondere di un incidente in uno stabilimento come se l’avesse provocato lui”. Una sentenza ancora più grave perché “lì c’era un percorso di chiusura concordato con il Governo. Tutto questo fa sì che si scoraggino investimenti esteri”, ha spiegato Borghini. Insomma, l’industria italiana pare essere molto lontana dagli anni d’oro in cui era considerata un esempio del settore oltre che un fiore all’occhiello. A darle il colpo di grazia ci ha pensato proprio la magistratura che con le ultime sentenze mostra anche le mancanze della politica in merito alle riforme. “Il comportamento dell’Italia nei confronti dell’industria è anacronistico e ideologico. Il rapporto tra giustizia e industria non è fatto solo di grandi questioni, ma di un ambiente in cui le aziende sono costrette a muoversi”, ha dichiarato Della Vedova. Pessimista Latorre: “Servono riforme di sistema per cui non ci sono le condizioni in questa legislatura. Siamo un Paese che ha rinunciato da almeno un decennio a una politica industriale, e in cui la magistratura amministrativa ha un ruolo devastante, spesso utilizzata per intervenire attivamente in maniera impropria”. Alla fine del convegno appare chiaro come il titolo più corretto per il convegno sarebbe dovuto essere “Magistratura e Industria”.