Cianfanelli: “Da questo convegno emergerà la nostra strategia per la chiusura del ciclo dei rifiuti. Puntiamo sulla trasformazione del rifiuto umido in energia”
Civita: “La Regione orienta la politica sui rifiuti verso una chiusura del ciclo innovativa: non più discariche ed inceneritori, ma differenziata porta a porta in tutta la Regione. Sosterremo economicamente e organizzativamente i Comuni con 150 milioni di € per il porta a porta”
Il convegno “Città Zero Rifiuti” organizzato dal Comune di Ariccia con il patrocinio della Regione Lazio e quello dell’Enea e dell’Ordine degli Agronomi e Forestali con la partecipazione di Legambiente ha prodotto importanti indirizzi politici e rilevanti interventi scientifici sul tema della chiusura dei cicli dei rifiuti, tema importantissimo che chiama in causa tutte le istituzioni e tutti i cittadini nel trovare le soluzioni migliori per trasformare il rifiuto in risorsa. Questo lo scopo del convegno. Al quale faranno seguito, come affermato dal Sindaco e dall’Ass. all’Ambiente Fabrizio Profico, altri incontri sul tema rifiuti.
Ad aprire i lavori della mattinata è stato il Sindaco di Ariccia Emilio Cianfanelli che, dopo l’apertura dell’Ass. all’Ambiente Fabrizio Profico coordinatore del panel, si è detto “disponibile a mettere a disposizione il know how e le infrastrutture realizzate da Ariccia per poter far decollare la raccolta differenziata porta a porta in tutti i Comuni di Bacino che sversano a Roncigliano. Ariccia sta cercando di convincere i Sindaci di Bacino (Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Genzano, Lanuvio, Nemi, Ardea, Rocca di Papa, Pomezia) a creare un Consorzio per chiudere il ciclo dei rifiuti, producendo economie di scala e quindi un servizio più efficiente. Questa è la proposta che facciamo e che auspichiamo faccia propria anche la Regione Lazio e l’Assessore Civita, sostenendoci.
Altro punto è la chiusura del ciclo dei rifiuti sul nostro territorio con le filiere per la raccolta delle varie frazioni di differenziato.
Quest’oggi ci vogliamo concentrare sulla frazione umida, che è la più importante. Rappresenta infatti il 30-35% del rifiuto e Ariccia, che attualmente è al 60-65% di differenziato, ne produce una percentuale sul totale di circa il 22% e spendiamo per il suo conferimento 54mila € al mese. Questo è un dato rilevante che vogliamo trasformare da costo in risorsa.
Intendiamo quindi dialogare su cosa fare, consapevoli che da questo ed altri convegni dei prossimi mesi verranno determinate le nostre decisioni sul che fare dell’umido: trattarlo con digestori aerobici o anaerobici? Trasformarlo in risorsa producendo compost ed energia? Questi sono i temi sul tavolo oggi sui quali vogliamo confrontarci per poi partire”.
Prende la parola l’Assessore regionale ai Rifiuti Michele Civita. “La Regione Lazio è impegnata su una chiusura innovativa del ciclo dei rifiuti regionali che si basi non più sulle discariche e sugli inceneritori ma sul riuso e il riciclo, partendo dalla raccolta differenziata porta a porta che garantisce alti livelli di recupero dei materiali. Altro obiettivo è quello di sostenere nella Regione la realizzazione di impianti per il trattamento dell’umido, dei quali siamo carenti, per la chiusura del ciclo dei rifiuti. In tal senso abbiamo stanziato in Regione 150 milioni per il porta a porta dando questi contributi ai Comuni per l’impiantistica da realizzare tra cui isole ecologiche e impianti di trattamento dell’umido.
Stiamo inoltre rivedendo il Piano dei Rifiuti che verrà aggiornato in modo pubblico, consultando cittadini ed Enti locali. Nel Piano verranno valutati anche gli impianti di incenerimento, tra cui quello di Albano. Noi manteniamo fermo, anche perché ce lo impone la legge, il 65% di differenziata e su questo obiettivo lavoreremo con determinazione e serietà applicando la legge e finanziando e sostenendo a livello tecnico-organizzativo la raccolta porta a porta”.
Sono seguiti gli interventi tecnico-scientifici dell’Enea con l’ing. Angelo Moreno che ha parlato del sistema di digestione anaerobico a celle a combustibile entrando nello specifico della tecnologia che, come ha sottolineato, prevede la produzione di metano o idrogeno. Un modo di produrre energia da fonti rinnovabili, e non fossili, del tutto sicuro e pulito tanto che negli Stati Uniti viene inserita anche in grattaceli ed hotel al fine di produrre energia. Il gas della digestione anaerobica che si utilizza, inoltre, non produce particolati né zolfo perché non è prevista combustione all’interno dell’impianto.
Sono intervenuti anche il dott. Ivano Olivetti di Enea Centro Studi, il dott. Mauro Uniformi dell’Ordine degli Agronomi e Forestali che ha trattato il tema del compost, l’ing. Roberto Roasio Alternative fuel manager che ha trattato il tema dell’utilizzo del metano anche per il trasporto (specie di camion e pullman) con un sistema dual fuel metano-gasolio producendo risparmio e riducendo le emissioni inquinanti.
Ha concluso i lavori il dott. Stefano Ciafani, vice Presidente nazionale di Legambiente. “Finalmente anche l’Italia si sta avviando verso la transizione energetica passando da un’economia fondata sulle fonti fossili ad una orientata alle rinnovabili. Importanti esempi sono quelli oggi tracciati delle celle a combustibile e del dual fuel.
Le problematiche che però si riscontrano sul tema dei rifiuti sono ancora rilevanti, specie nel centro-sud Italia dove, a fronte di molti Comuni che fanno la differenziata e raggiungono la soglia del 65% manca un sistema infrastrutturale per la chiusura del ciclo dei rifiuti e del riuso soprattutto per quanto riguarda gli impianti per il trattamento dell’umido. Altro aspetto negativo è l’introduzione della Tares, la nuova tassa sui rifiuti, che ci fa fare un notevole passo indietro perché sarà basata (come la Tarsu) sui metri quadri e sul numero di componenti del nucleo familiare e non, invece, sul quantitativo di rifiuto prodotto. Questo è l’unico modo per fare una efficace raccolta differenziata: dare incentivi economici sulla base di quanti rifiuti si producono. Il Parlamento deve incentivare il porta a porta e rendere più costosa la discarica o l’incenerimento. No a nuovi inceneritori, in Italia ce ne sono già 53 e sono più che sufficienti. Anche l’inceneritore di Albano non serve. L’unica cosa che serve, specie qui nel Lazio, è la realizzazione di molti impianti per il trattamento dei rifiuti organici, impianti indispensabili per raggiungere e superare il 65% di differenziata e che vanno costruiti là dove si producono i rifiuti secondo una logica del Kilometro Zero”.