Ma siamo già al primo scontro Pd-Pdl sull’Imu. Berlusconi vuole abolire l’imposta municipale sono subito scintille col Partito Democratico
Tra spari, disperazione, sollievo, paura e diffidenza il governo di Enrico Letta ha giurato al Quirinale. Un governo voluto fortemente dal presidente della Repubblica, Giorgo Napolitano e sostenuto da Pd, Pdl e Scelta Civica. Classico il cerimoniale: tutto è iniziato nella palpitante mattinata del 28 aprile con il tradizionale passaggio di consegne fra Mario Monti ed Enrico Letta attraverso la consegna della campanella, con cui il premier in carica apre e chiude i lavori del Consiglio dei Ministri. Da segnalare al contempo il saluto tra i due sottosegretari alla presidenza, l’uscente Antonio Catricalà e l’entrante Filippo Patroni Griffi. Dopo la sparatoria davanti a Palazzo Chigi e concluso il cerimoniale del giuramento, i ministri e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono stati fatti rimanere per ragioni di sicurezza dentro al Quirinale. Oltre la cronaca, queste le prime canoniche parole pronunciate al fresco premier Enrico
Letta: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”.
Dopo il giuramento del neo premier è toccato ai ventuno ministri del suo governo secondo la formula rituale indicata dalla legge numero 400 del 1988: da notare come il presidente del Consiglio e i ministri abbiano assunto le loro responsabilità fin dal giuramento e quindi prima del voto di fiducia delle camere.
VOTO FIDUCIA – Fiducia che è giunta nei giorni seguenti dal Parlamento. Ad aprire le danze la Camera, dove il governo
Letta ha ottenuto la fiducia con 453 “sì”, arrivati fa da Pd, Pdl, Scelta civica, Centro democratico e Svp, i 153 “no” di M5S e Sel e 17 astenuti della Lega Nord. Nel suo discorso programmatico Letta ha promesso la rinuncia alla rata di giugno dell’Imu e all’aumento dell’Iva, nonché atti per agevolare l’occupazione. Martedì pomeriggio, poi, è pervenuta la fiducia anche da parte del Senato. Il voto favorevole di Palazzo Madama al nuovo esecutivo infatti è arrivato con 233 “sì”, 59 “no” e 18 astenuti. Al contempo in giornata era scoppiata anche la prima polemica politica, relativa all’applicazione dell’Imu tra chi come il Pd conferma lo stop dell’imposta a giugno, per poi ridiscuterla nel futuro e chi, come il Pdl, ne pretende subito l’abolizione.