Usa, la maledizione di Bin Laden  sul Team Six che ha catturato e ucciso il re del terrore

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Usa, la maledizione di Bin Laden sul Team Six che ha catturato e ucciso il re del terrore

osama bin ladenSolo due dei sei sono rimasti in vita. Tra guasti ai paracadute e suicidi le drammatiche storie dei marinai speciali che hanno preso Osama. E i due superstiti se la passano davvero male: uno è alcolista, l’altro quasi un clochard

di Enrico Oliari
 
Osama Bin Laden continua a far parlare da sé anche da morto. Nel maggio 2011 veniva annunciato in modo trionfale l’uccisione del capo di al-Qaeda ed il presidente Obama esaltava l’operazione “chirurgica” condotta dalle Forze speciali della Marina, il “Team Six”, seguita in diretta dalla Casa Bianca. Registrazione che da più parti è stato chiesto di visionare in quanto continua ad aleggiare un alone di dubbio sulla reale identità della persona uccisa ad Abbottabad, il cui corpo è stato fatto sparire in fretta e furia nel mare, nonostante la città in cui il presunto Bin Laden venne ucciso si trovi a 1250 metri di altitudine e la consuetudine preveda che la salma di un musulmano venga tumulata in terra.
A distanza di quasi due anni da quei fatti, si susseguono le morti di militari ed esponenti dell’intelligence americana in qualche modo legati alla cattura del capo di al-Qarda, tanto che il team del “Navy Seal” è stato decimato in una serie di incidenti, suicidi e morti improvvise. 
E, neanche fossimo davanti alla leggenda di un novello Tutankhamon, si parla già di “maledizione di Osama”… roba da far accapponare la pelle.
Del “Team Six”, quello che intervenne ad Abbottabad, solo due dei 25 giovani militari, robusti ed in piena salute, sono ancora in vita; l’ultimo in ordine di tempo a passare nel regno dell’oltretomba è stato lo scorso 30 marzo il 31enne Bratt Shadle, il quale si è scontrato in aria con un collega mentre si calava dal cielo con il paracadute per un’esercitazione; 22 membri dello stesso gruppo, del “Gruppo 6”, sono invece periti il 6 agosto 2011, poco dopo la cattura di Bin Laden, quando l’elicottero Chinook su cui viaggiavano in Afghanistan è precipitato, chi dice per un guasto meccanico, chi per un colpo sparato dai talebani. Oltre a loro nell’incidente sono morti altri 16 militari e c’è chi dice che quel numero “6” si ripeta nella vicenda un po’ troppe volte.
Il 22 dicembre del 2012 il 42enne comandante del IV Team Navy Seal, Job W. Price, si è suicidato in Afghanistan, mentre era impegnato in un’operazione di supporto in una zona per altro priva di combattimenti, nella provincia dell’Uruzgan.
Dei tre ormai ex del “Team Six”, che si vantavano di aver sparato il primo colpo al “Re del terrore” uno è finito povero e disoccupato con moglie e figlia da mantenere, mentre un altro se ne gira alticcio fra i saloon a Virginia Beach a raccontare della sua (presunta) avventura.
Coincidente, maledizioni o forse sparizioni: quel che è certo è che di coloro che hanno partecipato all’uccisione di Bin Laden (vera o presunta che sia), ne rimangono sempre meno… per raccontare i fatti.