Partito il nuovo reality di RaiDue. I giudici al centro delle attenzioni. Riccardo Cocciante è il meno scelto, l’ex leader Litfiba il più quotato. In ombra il conduttore Fabio Troiano
di Carol Verde
Buona la prima. Con uno share del 12,24% e 3.376.000 telespettatori, il nuovo programma di Rai2 esordisce in maniera discreta in una serata di certo non facile: a fare da contrappeso nel prime time di giovedì 7 Marzo, infatti, le suore di Elena Sofia Ricci su Rai1, Santoro su La7 e Benvenuti al Sud su Canale5.
The Voice of Italy importa nel BelPaese una nuova idea di talent musicale, che vede annullare l’incidenza dell’estetica sul personaggio per lasciare il campo libero, appunto, solo alla voce. E su questa soltanto si sono dovuti basare i quattro giudici durante le cosiddette blind audictions, con un risultato abbastanza simpatico: convince infatti il meccanismo delle poltrone girate ed il topos televisivo del pulsantone rosso, così come non dispiace troppo l’artefatta teatralità che accompagna le scelte. Ma quello che sorprende più di tutto, seppur nella sua composta stravaganza, è probabilmente l’assortimento dei giudici. Cosa hanno in comune Noemi, Riccardo Cocciante, Raffaella Carrà e Piero Pelù? Non ci è ancora molto chiaro, in realtà. Ma l’effetto non è male: una macedonia televisiva poco definita ma quantomeno colorata, di cui si sono già delineati i caratteri generali. Perchè se la spaventosa grinta della Carrà (che fa invidia a un ventenne) era cosa nota e risaputa, lo stesso non poteva dirsi della telegenia di Piero Pelù, che ha deliziato gli spettatori con sprazzi di ordinaria follia e spudorata presunzione – tanto che viene da chiedersi dovel ’avessero nascosto, fino ad ora; porta dalla sua i concorrenti con fare da guru del rock, talmente irritante da risultare assolutamente adorabile. Noemi, nonostante l’abisso rispetto agli altri big della musica, si difende: è professionale, fa squadra ed elargisce grandi sorrisi. Voto 7. Ma la vera star dello show è senza dubbio Riccardo Cocciante: incisivo come Fassino, passa metà della puntata ad essere rifiutato dai concorrenti, in un clima di imbarazzo collettivo condiviso anche da casa. Su Twitter, con l’hashtag #tvoi, è un tripudio di sfottò. Alla fine riesce ad accaparrarsi pochi nostalgici, ma vien comunque da dire che gli autori potevano pensarla un po’ meglio (anche perchè è Cocciante, mica Marco Carta). In ogni caso, al di là delle consuete polemiche sui concorrenti scartati, a trionfare è il talento oggettivo di chi è stato scelto: voci belle che non hanno nulla da invidiare a Xfactor, che portano con sè il loro bagaglio di storie. Come da prodotto popolare che si rispetti, infatti, ognuno dei concorrenti arriva all’audizione con un vissuto più o meno particolare, che spazia dalla malattia alla rivincita nei confronti della vita. Esatto, la solita roba. Talmente solita che con buone probabilità sarà il collante che terrà su il talent a colpi di share: facile pensare che, al di là del titolo, non sarà soltanto la voce ad essere protagonista. Intanto, nel backstage, Fabio Troiano è alla ricerca della sua utilità…