L’INTERVISTA – Carlo Verdone a tutto tondo: dalla politica al cinema

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L’INTERVISTA – Carlo Verdone a tutto tondo: dalla politica al cinema

verdonecarloCarlo Verdone è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”,

condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta ogni notte dall’1.30 alle 6.00 del mattino. 

Carlo Verdone è tornato a parlare di uno dei suoi grandi film, ‘Compagni di Scuola’:

“Recentemente sono ritornato a Villa Scialoja. E’ stata una grande emozione, mi sono adagiato sul divano, ho cercato di ricordarmi dove avevo piazzato gli attori,

dove venivano girate certe scene, è tenuta molto bene, da quando ho fatto il film quella villa è gettonatissima, è una sorta di luogo di culto. E’ stata una bella soddisfazione, bei ricordi, quello è stato un periodo fantastico. In quel film c’è molto della vita di tutti noi. Quel film resterà, avrà una sua eternità, perché non ha raccontato i vizi del momento, dei tempi, ma ha raccontato le debolezze, le fragilità e i tic degli uomini, che sono sempre quelli. La vita è un problema spesso e volentieri, i problemi quelli veri, quelli eterni, sono stati concentrati in quella riunione. L’anima, le fragilità raccontate in quel film, sono destinate a restare”.

Ancora a proposito di ‘Compagni di Scuola’: “E’ stato un film molto sincero e molto coraggioso. Il produttore non lo voleva fare, pensava che fosse troppo triste, troppo cinico, che non si ridesse abbastanza. Però alla fine il mio coraggio è servito. All’epoca sentivo che era arrivato il momento di fare uno scatto, anche dal punto di vista della regia. Quel film ha fatto vedere la figura di Carlo Verdone anche come regista. C’erano 23 attori, non era facile. Quel cast lo costruii in piena libertà, l’ho fatto io per conto mio, sentivo che quei personaggi che andavo scegliendo erano giusti e loro mi hanno lasciato fare. Gli attori erano attori che costavano moltissimo, ma il produttore mi lasciò totale libertà. Molti furono lanciati da quel film. Bernabucci, ad esempio, che ora purtroppo non è più tra noi, ha continuato a lavorare come caratterista. Il Finocchiaro di Compagni di Scuola vendeva libri, enciclopedie, si fermava sempre a mezzogiorno in una piazzetta romana, parlavamo sempre delle solite cose, un po’ del cinema, un po’ della Roma, aveva sempre la battuta pronta, pensai subito potesse rendere molto, perché non pensai che non avrebbe avuto paura della macchina da presa. Ho pensato poi che la Brilly fosse perfetta in quel ruolo di padrone di casa, perfetta era la Giorgi, perfetta era Natascia Hovey, la ragazza di cui era platonicamente innamorato il patata. Ghini è stato straordinario, è stato bravissimo. Quel film è stato anche coraggioso perché per la prima volta si vede in un film, in una commedia, uno che si chiude in bagno e tira cocaina. Un politico che tira cocaina. Lo facciamo vedere nel 1988 per la prima volta. Si rappresentava un vizio che si andava allargando nella società. Fece un certo scalpore. Quando il figlio uscì, il pubblico non capì più niente. C’era chi mi prendeva per depresso, chi pensava che facesse poco ridere. Dovevano per forza trovare un aspetto da criticare. Anche la critica l’ho messa in crisi, avevano davanti un film d’autore, passare da Troppo Forte a quel clima, a quella malinconia, a quella cattiveria, quel cinismo, non era una cosa molto semplice. Ho rischiato, ma alla fine ho avuto ragione. Il film ha momenti di risate ma anche momenti di poesia, di cattiveria, siamo noi, siamo così”.

Sulle possibilità di fare un sequel: “Ogni tanto qualcuno mi dice che dovrei fare un numero 2, ma sarebbe la cosa più sbagliata del mondo. Dico di no, assolutamente consapevole che sarebbe una tomba. Il pubblico resterebbe deluso e in più sporcherei il primo, che era perfetto. Non si devono fare i sequel di film che vengono bene. Potevo rifare dei film ogni tanto a personaggi, come ho fatto, poi a un certo punto ho chiuso la faccenda con Grande, grosso e Verdone, del quale sono molto contento. Più mi riguardo il terzo episodio, quello con Claudia Gerini a Taormina, più sono soddisfatto. E’ stato fantastico. Abbiamo fatto l’ultimo film a personaggi come si doveva fare. A un certo punto ci sono cose che non puoi più fare. Ogni cosa ha un suo tempo”. 

Sul cinema di oggi: “Se riesco anche oggi ad avere la totale libertà nella scelta degli attori? Diciamo che oggi le discussioni sono più accese con produttore. Oggi è difficile per tutti. C’è meno pubblico nelle sale, viene a mancare il pubblico dei giovani, è rimasto il pubblico delle teste bianche, portare i giovani al cinema è complicato. Puoi prendere anche un attore che ha inanellato due film di successo, però se il film non è buono, quell’attore non risolve il problema. Io, con Ilenia Pastorelli, che con me aveva fatto il secondo film, ero praticamente da solo. Di totale generale quel film ha fatto 9,2 milioni. Un risultato più che buono. Non ci sono attori che hanno la bacchetta magica, è rimasto solo Zalone, lui sicuramente ancora va avanti che è sicuro che ti porterà una barca di famiglie al cinema, perché il suo cinema è una novità assoluta, ha tutto un suo modo nuovo e originale, lui ha questa potenza”.

Sulle sue partner femminili: “Mi sono trovato bene con tutte. Se mi si chiede quale sia quella che mi capisce al volo, è chiaro che forse a Claudia Gerini basta uno sguardo per capire quello che voglio. C’è un feeling molto particolare. E’ quella che ha interpretato i personaggi sub-urbani in modo migliore. La sua migliore interpretazione non è in Viaggi di Nozze, ma è in Grande, Grosso e Verdone. Lì Claudia, forse intuendo che sarebbe stato il mio ultimo film a personaggi, ha dato il massimo. Ha seguito le mie istruzioni, ci ha messo del suo, ha fatto una interpretazione meravigliosa. Sono contentissimo di aver terminato con i personaggi con quel film e quell’episodio. Poi mai dire mai, ma se dovessi rifarli, devono avere la mia età, perché proprio non mi va di farmi trucchi finti e ringiovanirmi”.

Su Scott Walker, scomparso nelle ultime ore: “Gli ho dedicato un post. E’ stato un grandissimo cantante e nel tempo è diventato anche un grande compositore. Purtroppo lo conoscono in pochi, perché il suo modo di cantare, di interpretare, non fa parte del gusto di questo Paese. E’ stato un grande, nel tempo ha avuto problemi di depressione e alcol, si è ritirato in un convento, in un monastero, alla fine è risorto, ma in una maniera beconiana, diventando sgradevole, oscuro, tetro, ma con una competenza di arrangiamenti musicali meravigliosa. Da pop è diventato molto raffinato, molto ricercato. Un grandissimo”