IL FOCUS – Medio Oriente e politica estera, intervista a Vanessa Tomassini

HomePLAY TIME 2

IL FOCUS – Medio Oriente e politica estera, intervista a Vanessa Tomassini

vtVanessa Tomassini è una dei giornalisti di punta di Notiziegeopolitiche.net, autorevole quotidiano on-line indipendente diretto da Enrico Oliari.

Con lei abbiamo parlato di Medio oriente e politica estera, e ne è uscita fuori una chiacchierata interessante e ricca di spunti riflessivi.

Vanessa, comincia da Lei. Come mai ha deciso di intraprendere la carriera giornalistica?

“La mia passione per la scrittura risale dai tempi del liceo, dove curavo il giornale di Istituto. Ho iniziato il percorso per l’iscrizione all’albo in un piccolo quotidiano online di politica estera e ne sono rimasta affascinata. La cosiddetta geopolitica spesso viene un po’ trascurata dalle testate “importanti”, ma in realtà è fondamentale seguirne i retroscena, per comprendere quello che ci accade intorno. Credo che il mondo sia come un grande condominio, dove ogni Stato rappresenti un Paese, se l’appartamento al piano terra crolla, cede tutto il palazzo. In “Notizie Geopolitiche” sto avendo modo di proseguire questo percorso, ho avuto la fortuna di interfacciarmi con istituzioni e persone di ogni angolo del globo, stringendo amicizie e rapporti di fiducia reciproca. Penso che sia questo che porti le persone a scegliere di farsi intervistare da me; si sentono a loro agio, mi vedono come un’amica con cui potersi confidare. Spesso è reciproco”.

Lei ha un occhio privilegiato sulle dinamiche geopolitiche in Medio oriente. Come valuta l’approccio della Ue e l’Usa di Trump?

“Credo che l’intervento straniero in generale non sia ben recepito in Medio Oriente e soprattutto in Nord Africa, ma viene visto sempre più come un’ingerenza, un’interferenza. Per via delle scelte fallimentari fatte dagli Stati Uniti e dai principali Governi europei, come nel caso della Libia. Hanno bombardato la Jamahiriya di Gheddafi, lasciando poi il Paese nel caos. In questo caso specifico credo che si stia andando nella direzione giusta, un passo indietro da parte di tutti è necessario per portare avanti una strategia condivisa, quella delle Nazioni Unite. L’alto rappresentante della Missione in Libia delle Nazioni Unite (UNSMIL), Ghassan Salamè, è una persona rispettabile, credo e spero che riesca nel suo compito per la stabilità della Libia, da cui dipende la sicurezza e la prosperità dell’Europa, di tutti noi. Per quanto riguarda la recente scelta di Trump di dichiarare Gerusalemme, capitale di Israele credo sia una scelta illogica ed illegale, in quanto va contro tutti i trattati internazionali e le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza UN. Una mossa del genere poteva anzi deve essere annunciata al termine del percorso di pace. Come ho scritto di recente, Trump ha agito per mantener fede alle sue promesse elettorali ed in particolar modo per il suo elettorato cristiano evangelico, senza preoccuparsi delle conseguenze e dell’escalation di violenze che ha provocato nel mondo arabo. Al di là delle critiche e delle polemiche inutili, credo che l’Europa sia stata più equilibrata, relazionandosi con i giusti partner della regione, come la saggia Giordania”.

Parliamo di radicalismo e terrorismo. Come giudica “la condizione fisica” dell’Isis?

“Daesh è stato sconfitto sul piano territoriale, ma è un fenomeno fluido e mutabile. Perciò credo che il percorso sia ancora lungo. È necessario combatterlo sia sul piano territoriale, ma ancora di più sul piano comunicativo. Spesso si parla solo di Daesh, ma non dobbiamo dimenticarci di al-Qaeda. Ci sono moltissime organizzazioni terroristiche, alcune ancora viste come moderate da alcuni Governi come l’Italia, ma la cui pericolosità è forse maggiore di quella di Daesh. Estremismo e terrorismo hanno mostrato una grande abilità nell’utilizzo della rete, con riviste che fanno invidia ai media occidentali, come Dubiq, Rumiyah e Jihadologist.  Una contro-narrativa più accattivante e che distolga eventuali aspiranti jihadisti o foreign fighters di ritorno da Siria ed Iraq dal compiere attacchi in casa propria, appare sempre più indispensabile. Ci sono dei centri negli Emirati Arabi che sono specializzati nello studio e nel come arginare tali fenomeni; hanno messo a punto strategie comunicative diffuse in diversi paesi della regione per arginare la propaganda di Daesh, sia online che offline. Mi permetta di aggiungere ancora una cosa, forse è una banalità, ma è importante ribadirlo: il terrorismo, l’estremismo danneggiano in primis i musulmani e non ha nulla a che vedere con la religione. Pensate ai recenti attacchi in Egitto, al Museo del Bardo in Tunisia nel 2015, a quello sventato alla Mecca in Arabia Saudita nel 2017, quale musulmano farebbe questo? Dobbiamo essere uniti contro il nemico comune, solo la conoscenza reciproca può abbattere i muri”.

M.M.