Erica, nome di fantasia, ha 25 anni, un figlio malato che vive in Romania con i nonni,
e la voglia di non arrendersi alla vita che il destino le ha messo davanti. Arrivata a Roma per lavorare attratta dalle promesse di una amica, per guadagnare i soldi necessari a mantenere le costose cure del figlio,
si prostituisce nella periferia est della Capitale. Ha raccontato la sua storia a Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, conduttori del programma ECG, in onda su Radio Cusano Campus.
“Sono venuta a Roma convinta da una mia amica. Sapevo che avrei fatto la prostituta, ma me lo immaginavo diverso. In strada ho sempre paura, non sai mai quello che ti capita. Alcuni clienti ti trattano male, ti strattonano, ti dicono io ho pagato e faccio quello che mi pare. Come se tu fossi solo un pezzo di carne. Altri vogliono fare troppo forte, altri invece dopo aver fatto rivogliono indietro i soldi. E poi ora fa caldo, qualche mese faceva freddo, la vita in strada è un inferno. La mia amica riesce a lavorare più tranquillamente rispetto a me. Io invece sto proprio male, sono triste, sto mettendo da parte i soldi, appena mio figlio guarisce smetto con questa professione e mi trovo un lavoro normale”.
Quando parla del figlio a Erica si illuminano gli occhi. Prende il cellulare e ne mostra alcune foto a Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. Cerca anche di spiegargli di quale malattia soffra. Un problema ai polmoni in via di risoluzione ma non ancora superato del tutto: “Spendo tantissimo per le cure e ho affittato una casa vicino all’ospedale per i miei genitori che così non lo lasciano mai solo. Il padre? E’ scappato subito dopo il parto con un’altra donna. Non lo perdonerei mai, non mi ha mai dato una mano con il bambino, me la sto cavando da sola, tra poco questo incubo sarà finito e ora spero solo di riuscire presto a portare mio figlio in Italia.
“Sto prendendo la maturità. Ho ricominciato a studiare. L’anno scorso ho preso la patente. Io non voglio fare la prostituta per tutta la vita. Appena mio figlio viene in Italia voglio trovarmi un lavoro normale, farmi una famiglia, stare bene. In Romania amavo studiare, qui ho cercato di riprendere, ma con un’altra lingua è tutto più complicato. Ora di notte lavoro, di mattina dormo e di pomeriggio studio. Tra qualche giorno ho l’ultima prova, quella a voce. Porterò il viaggio come argomento. Perché da quando sono stata costretta a partire dalla Romania, mi sento come Ulisse. Prima o poi tornerò nella mia Itaca. Ma solo per la pensione. A mio figlio voglio dare il meglio. E il meglio è in Italia. Smetterò presto di fare questa vita e lui sarà orgoglioso di avere una mamma come me”.