Da una attenta cittadina di Ciampino, Silvia Martone, riceviamo e volentieri pubblichiamo:
“È da giorni che si legge sui giornali di tutto un po’ sulla querelle tra Bello Figo, giovane di Parma di origini ghanesi, presunto rapper, e schieramenti di estrema destra versus movimenti di sinistra. Bello Figo è un personaggio, sicuramente provocatorio, che fa indignare Salvini e la Mussolini in Tv, perché snocciola uno ad uno tutti i cliché sull’immigrazione, mostrandoli come propri. Dai fantomatici Hotel a 5 stelle che ospiterebbero i migranti, a discapito dei poveri italiani che stanno in mezzo alla strada, alla mancanza di voglia di lavorare, ai privilegi e addirittura alla tendenza allo stupro. Il fenomeno nasce sui social, diventa virale e fin qui tutto bene. Il problema si presenta, a mio avviso, quando un fenomeno del genere si impone in maniera massiccia nel dibattito politico e culturale, come sta avvenendo in questi giorni.
Pietra dello scandalo è stata la decisione degli organizzatori degli Ex Magazzini di Roma di annullare il concerto previsto per il 4 febbraio, a fronte delle violente proteste provenienti dal gruppo di estrema destra Azione Frontale, che ha cavalcato l’onda della popolarità del “rapper” ghanese per far valere la propria visione xenofoba. Sono d’accordo, non si può impedire a nessuno di esprimersi, che sia arte o che sia puro pensiero, per motivi di razza. Questa è la premessa, ma le riflessioni vengono dopo. Ovvero quando l’episodio sopra citato, va a scomodare esponenti politici della sinistra tutta, istituzionale e movimentista, con l’avallo di alcuni e con un tiepido placet da parte di altri. Mi riferisco in particolare agli esponenti istituzionali secondo i quali “pur prendendo le distanze dai testi delle canzoni di Bello Figo, il rapper deve cantare”. Mi sono interrogata a lungo su questa affermazione, ma più che trovarla contraddittoria, buonista e forzatamente politically correct, non ne ho cavato altro. Quello che mi arriva, con rammarico, è la paura di dire che Bello Figo è artisticamente imbarazzante, incapace, grottesco, fuori luogo e maschilista. Ma no, quello che si è alzato è un coro in favore del giovane ghanese, perché i razzisti lo hanno cacciato e quindi noi, pure se non ci piace, dobbiamo prendercelo. Non è anche questa una forma di razzismo? Lo è, ma più sottile.
Lo è quando si abbandona, se lo si è mai avuto, lo spirito critico e la capacità di discernimento. Se una cosa, spacciata per cultura, non mi piace, non posso farmela piacere a prescindere perché lo dice la sinistra. Si poteva ragionare così al liceo, ma dopo onestamente dovrebbe subentrare la capacità e la possibilità di fare delle scelte. Tutto questo mi indigna ancora di più, quando vedo che eventi culturali di rilievo, si organizzano a fatica o non si organizzano affatto, soprattutto in Provincia; quando vedo giovani artisti indipendenti sudare per avere un minimo di considerazione e ritrovarsi a suonare gratis nelle feste di paese. Vorrei toccare a latere, uno dei temi ricorrenti nei testi di Bello Figo, ovvero il genere femminile, che il novello “intellettuale“ (come qualcuno lo ha definito) celebra così “noi vogliamo le fighe bianche scopare in bocca”e roba simile. Nessuno scandalo, siamo tutti adulti, ma quello che mi arriva è volgarità gratuita e non sano erotismo. C’è chi addirittura ha giustificato queste frasi come fossero uno sberleffo alla retorica fascista delle “nostre donne bianche”. Una visione raffinata, che nulla a che vedere con il gusto per la musica, evidentemente. Ma il coro di femministe che mi aspettavo si sarebbe alzato dove sta? D’altra parte il maschilismo, si sa, è trasversale, è radicato a destra come a sinistra. Ironia della sorte, a Bello Figo è stata data la possibilità di suonare in un locale di Ciampino, la mia città. Mi va bene, come mi andrà bene quando i razzisti impediranno all’Orchestra di Piazza Vittorio, per esempio, di suonare a Roma e sarà costretta a riparare a Ciampino. Con la differenza che in quel caso ci andrò”.