Disfunzione erettile, la nuova arma sono le onde d’urto

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Disfunzione erettile, la nuova arma sono le onde d’urto

UMBERTOIĖ ancora presto per dire addio alla pillola blu. Ma per i 3 milioni di uomini italiani che soffrono di disfunzione erettile esistono delle nuove alleate: le onde d’urto a bassa intensità.

Uno studio tutto italiano, condotto dal gruppo di ricerca guidato dal Professor Giovanni Alei, docente associato di Urologia alla Iª Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e Presidente della Società Italiana Chirurgia Genitale Maschile (SICGEM), dimostra gli effetti positivi e la totale assenza di controindicazioni per i pazienti. La ricerca verrà illustrata a Roma il prossimo 20 febbraio, in occasione del corso di aggiornamento in programma al Centro congressi dell’Ars medica di Roma.

Nel corso dell’evento, organizzato per psichiatri, chirurghi generali, urologi, medici di medicina generale, psicoterapeuti, psicologi, verranno inoltre presentati i risultati raggiunti grazie all’introduzione delle tecniche chirurgiche, di cui la massima parte ideate dal professor Alei, e agli esami strumentali per la diagnosi dell’eiaculazione precoce.

LO STUDIO SULLE ONDE D’URTO. Prima di Roma, i risultati della ricerca del team del Professor Alei sono stati presentati in precedenza durante il 18esimo Congresso della Società Europea di Medicina Sessuale che si è tenuto dal 4 al 6 febbraio 2016 a Madrid.

Il campione preso in esame è composto da 46 uomini di mezza età, sottoposti al trattamento una volta alla settimana, per sei settimane. Ogni sessione ha comportato l’applicazione di 3mila onde d’urto, a un’intensità di 4 mJ/mm3.  

“A distanza di sei settimane dall’ultimo trattamento – spiega il Professor Giovanni Alei – abbiamo avuto un netto miglioramento della funzione erettile nell’85% dei casi, un buon esito nel 10% e nessun cambiamento nel 5% dei pazienti. Nei mesi successivi di follow-up, i risultati positivi si sono mantenuti e anche la rigidometria notturna computerizzata delle erezioni lo ha confermato, dimostrando che i risultati erano reali e non si trattava di effetto placebo”.

Vantaggi per i pazienti. “Rispetto alle terapie in uso – continua Alei -, ovvero iniezione di agenti vasodilatatori nei corpi cavernosi e assunzione per via orale di farmaci inibitori delle fosfodiesterasi tipo 5 (PDE5is), la novità apportata dalle onde d’urto risiede nella creazione di nuovi vasi (neoangiogenesi) nell’organo del paziente. L’impulso meccanico infatti produce una sostanza, l’ossido nitrico sintetasi, e il rilascio di fattori di crescita vascolari. Le onde d’urto risolvono così il problema alla base: grazie ad esse riscontriamo una diversa reattività del tessuto cavernoso di fronte a uno stimolo erettile che, come dimostrato, ha una durata persistente nel tempo”.

Altro vantaggio delle onde d’urto sta nel fatto che il trattamento non provoca effetti collaterali e controindicazioni per i pazienti. “Non è una terapia invasiva – commenta Alei – e ogni applicazione ha una durata di circa 15 minuti”. Si tratta quindi di una vera innovazione per quei pazienti che fino adesso hanno trattato il disturbo con trattamenti farmacologici, il cui effetto è essenzialmente limitato nel tempo. “Non possiamo dire che le iniezioni e i farmaci saranno abbandonati – ammonisce il docente – perché verranno comunque usati in quei casi residui in cui le onde d’urto ancora non hanno effetto”.

SINDROME DA SPOGLIATOIO, LA SOLUZIONE È NEL DERMA SUINO. Allungamento e ingrandimento sono le due operazioni sempre più richieste per risolvere i problemi con il partner o con la propria autostima (la cosiddetta sindrome da spogliatoio).

Per quanto riguarda l’allungamento, nel Centro dell’Umberto I viene già adottata da alcuni anni la metodica, introdotta dal Prof. Giovanni Alei, che prevede l’inserimento di un distanziatore in silicone  fra pube e base del pene, confezionato sulle caratteristiche anatomiche del paziente. Per l’ingrandimento, il problema riscontrato nelle tecniche tradizionali è legato al grasso utilizzato. I pazienti in questo caso avvertono la sensazione di avere una sorta di strato di gommapiuma, tra la cute e i corpi cavernosi. Al Policlinico Umberto I, invece, si è cominciato ad usare invece il derma umano e suino liofilizzati ottenendo ottimi risultati ormai da più di dieci anni. 

“Le tecniche più attuali consentono aumenti di dimensione intorno al 25-30% rispetto a quelle iniziali, restituendo sicurezza e piena facoltà di intraprendere una vita di relazione normale –  chiarisce il Professor Alei – Ad oggi, abbiamo operato più di 500 pazienti, effettuando in alcuni casi entrambi gli interventi di allungamento e ingrandimento, associando a volte l’asportazione del grasso pubico”.

QUELLA PAURA DI NON FARCELA: LA DIAGNOSI DELL’EIACULAZIONE PRECOCE. In Italia, secondo i dati pubblicati, circa il 30% di uomini sessualmente attivi lamentano di essere affetti da eiaculazione precoce. Si tratta di 6 milioni di italiani, cioè il doppio di quelli che soffrono di un deficit erettivo.

Negli ultimi anni, gli strumenti di diagnosi dell’eiaculazione precoce sono aumentati. Questo ha permesso di diagnosticare in numero maggiore anche le forme organiche che prima venivano etichettate come funzionali e quindi non rispondenti ai farmaci.

Il primo step è affidato all’esame obiettivo dello specialista che riveste ancora un ruolo molto importante per valutare un’eventuale congestione prostatica, un frenulo breve, una fimosi o i segni di eventuali processi infiammatori a carico del glande.

“Un primo approccio diagnostico – afferma il dottor Piero Letizia, specialista in Urologia – Andrologia, collaboratore del “Centro di chirurgia genitale maschile”, diretto dal Professor Alei – può essere la somministrazione di un questionario validato, il Premature Ejaculation Diagnstic Tool (PEDT), composto da 5 domande a risposta multipla, che consente, in base al punteggio finale, di capire se il paziente soffra di eiaculazione precoce o meno”.

La diagnostica strumentale dell’eiaculazione precoce ha poi a disposizione tre esami: il Genito Sensory Analayzer, il Glandis-test ed il Viricare.

Il Genito Sensory Analyzer (GSA) permette di valutare sia la sensibilità vibratoria sia quella termica (caldo-freddo) e quindi di dimostrare un’ipersensibilità del glande o del pene. 

Il Glandis-test  è un nuovo test diagnostico ideato dal Professor Giovanni Alei e ormai in uso da cinque anni. Insieme al Viricare, il Glandis-test viene effettuato con erezione farmacoindotta durante una videostimolazione. 

“Entrambi possono determinare in modo autonomo l’eiaculazione per stimolazione da parte di appositi dispositivi vibratori. Il Glandis-test permette di differenziare le precocità a partenza dal solo glande da quelle a partenza dalle guaine cutanee dell’asta come invece è per il Viricare”, commenta il dottor Letizia.

Tutti gli esami sono accessibili in forma ambulatoriale e solo in centri molto specializzati.

Più numerose le forme primarie. Non tutte le eiaculazioni precoci sono uguali. Si distinguono infatti le forme primarie da quelle secondarie. Le prime si osservano negli uomini giovani, sin dai loro primi tentativi di rapporto sessuale. Le seconde invece si manifestano dopo un periodo di attività in cui l’uomo ha sperimentato un controllo e tempi di eiaculazione normali.   

“Lo studio PEPA (Premature Ejaculation Prevalence and Attitude) – aggiunge il dottor Letizia -, realizzato su un campione di uomini  europei (Germania e Italia) e statunitensi, di età compresa tra i 18 e i 70 anni, ha dimostrato una prevalenza complessiva di eiaculazione precoce pari al 22.7%; tale prevalenza risulta simile nei vari paesi considerati (U.S.A. 24%; Germania 20.3%; Italia 20.0%). Ma, suddivisa per tipi, il 49.6% degli uomini risulta essere affetto da eiaculazione precoce primaria, il 34.6% da eiaculazione precoce secondaria, e il 15.8% da una forma di eiaculazione precoce saltuaria”.

Terapie più efficaci. “Da pochi anni – conclude Alei – esistono farmaci mirati molto efficaci che, purché usati dopo un accurato percorso diagnostico, danno ottimi risultati nelle precocità psicogene. Per precocità di natura organica, invece, la correzione di problemi anatomici, come incurvamenti congeniti e frenulo corto oppure la parziale desensibilizzazione chirurgica, risolvono definitivamente il problema”.