La latitanza dell’Occidente e la leadership di Vladimir Putin

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La latitanza dell’Occidente e la leadership di Vladimir Putin

putinlibroNon solo una presentazione, ma un dibattito sul panorama politico mondiale quello che si è tenuto presso la sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, in occasione della presentazione di “Putin, vita di uno zar”.

Il libro scritto dal vicedirettore del Tg1 ed edito Mondadori, ha aperto il confronto tra i presenti partendo dalle recenti dichiarazioni rilasciate dal Presidente russo : “Non penso che sarà necessario usare armi nucleari contro il terrorismo”.

Il senatore Violante ha messo in evidenza quali sono le condizioni della democrazia: Putin se avesse agito in modo democratico, avrebbe avuto gli stessi risultati? Nei paesi democratici, come il nostro, esiste il problema della lentezza, mentre Putin agisce tempestivamente perchè decide da solo, grazie ad un’autorevolezza acquisita nel tempo ed ispirata dal suo impegno di far andar bene il paese. Quando deve prendere in mano la situazione, il consenso lo ricava dall’azione, non cerca il consenso per fare l’azione come avviene nei regimi democratici.

L’onorevole Gasparri prosegue sottolineando che Putin è il chiaro esempio di come non si debbano inventare o improvvisare le classi dirigenti. La sua capacità e competenza derivano dal suo passato nel Kgb come spia e capo dei servizi di sicurezza dello stato. Dopo aver diretto l’Intelligence, oggi è riuscito a formare un apparato militare diverso da quello che abbiamo visto durante la guerra in Georgia, dove la Russia seppur vincitrice ne uscì a fatica molto provata, così il Presidente immettendo nuove tecnologie ha creato un esercito diverso, come quello che vediamo oggi in Siria. Notiamo così Putin 1 e Putin 2, con fasi diverse, ma non contrastanti, bensì compenetranti tra loro.

Il vicedirettore Sangiuliano spiega che questo libro pensato da circa tre anni, è arrivato in una congiuntura politico-culturale dove si parla quotidianamente con un certo peso di Vladimir Putin. Una storia, un romanzo che illustra come il protagonista sia stato la vera alternativa al caos in cui era piombata la Russia nei primi anni ‘90.

Colui che oggi viene definito l’uomo più potente della terra, è figlio dell’assedio della seconda guerra mondiale, dove tra l’altro perse un fratello di soli 7 anni. Fino all’età di 30 anni circa visse con la sua famiglia in una “kommunalka”, una tipica abitazione della Russia sovietica dove ad ogni famiglia veniva assegnata una stanza di circa 13mq, condividendo con gli altri corridoi, servizi igienici e cucina.

Prendendo spunto dalla frase di Matteo Renzi che afferma che “in Europa c’è un messaggio populista ed antieuropeo”, Sangiuliano conclude dicendo che oggi il populismo viene collocato negativamente, mentre ci invita a tener presente le definizioni di Dostoevskij dove si evince che il populismo è ciò che è del popolo, ed il rapporto col popolo deve essere di sentimento.

Alessandra Di Guida