Fiera di Roma, “lavoratori non siano capro espiatorio di scelte management’

HomeREGIONE LAZIO 2

Fiera di Roma, “lavoratori non siano capro espiatorio di scelte management’

fieradiroma“I lavoratori di Fiera di Roma, per i quali sono partite le lettere di licenziamento, non possono essere il capro espiatorio di scelte incomprensibili di un management che deve assumersi le proprie responsabilità”.

E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Lazio, Pietro Di Paolo.

“Non si comprende il mancato ricorso ai contratti di solidarietà, nonostante la volontà della Regione Lazio a ricorrere a questo ammortizzatore sociale, e non è sostenibile – aggiunge – affermare che non ci sono le risorse economiche perché il governo di recente ha aumentato i fondi per i contratti di solidarietà. C’erano tutte le condizioni per una soluzione positiva ma si è preferito insistere sulla proposta di cassa integrazione in deroga per cinque mesi con la facoltà, a quanto pare, di poter riaprire la mobilità 75 giorni prima della scadenza della cigs. Un accordo capestro che i lavoratori hanno giustamente bocciato. A conferma della volontà, almeno della Regione Lazio, di evitare i licenziamenti c’è la delibera di giunta regionale del 23 giugno, alla vigilia dell’assemblea dei soci del 24, in cui si manifesta espressamente la disponibilità della Regione ad approvare il piano di ristrutturazione del gruppo a condizione che vengano salvaguardati gli attuali livelli occupazionali. Invece il 23 giugno sono state firmate le lettere di licenziamento. E non è neanche sostenibile la tesi per cui se Fiera di Roma è sull’orlo del collasso, la colpa è della crisi economica: Fiera di Roma tra il 2010 e il 2013 ha registrato un tracollo del fatturato, a differenza di altre realtà fieristiche nazionali che hanno avuto un calo decisamente più contenuto. A ciò si aggiunga che tra il 2010 e 2014, Fiera di Roma ha perso alcuni eventi che hanno preferito spostarsi a Bologna, Milano o Rimini. Tutto ciò dimostra che siamo in presenza di una gestione fallimentare del management che ha portato ad accumulare debiti e perdite fino ad arrivare alla procedura di concordato preventivo in tribunale e rende ancora più inaccettabile che il peso di questi errori si scarichi su 23 lavoratori. Il 2 luglio tornano a riunirsi i soci di Fiera di Roma, – conclude – la Regione Lazio valuti se sussistono ancora le condizioni per ritirare le lettere di licenziamento ed aprire un percorso virtuoso attraverso i contratti di solidarietà che consentirebbe di avere un tempo variabile tra i 12 e i 24 mesi per individuare soluzioni di ricollocamento dei lavoratori, anche in applicazione della legge 147 sulla mobilità che i vertici di Fiera di Roma non hanno saputo, o voluto, attuare in maniera corretta”.