Eva Gaudenzi si racconta: “Il potere dell’invisibilità piomba addosso a una persona qualunque”
Sabato 9 novembre, per la regia di Emanuela Bolco, l’opera dell’attrice romana approda al teatro off Cantine Teatrali di Monterotondo
Torna in scena “La Donna Invisibile – il debutto” opera seconda dell’attrice e autrice romana Eva Gaudenzi. Il lavoro, che ha debuttato a Roma lo scorso anno e che vede in cabina di regia Emanuela Bolco, approda a Monterotondo per aprire la stagione del teatro off Cantine Teatrali. In cinquanta minuti di spettacolo si toccano temi complessi attraverso il velo di una costante ironia, che è un po’ la cifra distintiva del teatro di narrazione di Eva Gaudenzi. Mai banale, riesce a raccontare i nostri abissi più neri sorvolandoci sopra con la leggerezza di una farfalla.
Proprio di questi temi vogliamo parlare oggi, a tu per tu con l’autrice e attrice.
Eva, con La Donna Invisibile parliamo di superpoteri e invisibilità. Come è nata l’idea di questo spettacolo?
Per prima cosa diciamo subito che la Donna Invisibile è stata una grande super eroina. Al secolo Susan Storm, è l’unica presenza femminile dei Fantastici 4. Ecco, lei è stata il mio punto di partenza: un pretesto se vuoi giocoso per parlare anche di altro e attraversare la condizione dell’invisibilità su più livelli.
Si parte dal fumetto per arrivare alla vita vera…
Si, mi interessava contaminare i due mondi e far in modo che si incontrassero. Rispetto al fumetto, l’immaginario a cui faccio riferimento nello spettacolo è quello degli anni Sessanta (nel ’61 esce il primo numero dei Fantastici Quattro), quando il ruolo della super eroina era parecchio addomesticato e tenuto ai margini. Dal fumetto, i poteri della Donna Invisibile piombano addosso a una persona qualunque…forse non proprio qualunque perché di mestiere fa l’attrice, ma certamente è una delle tante. Quel sottobosco che ben conosciamo di attori e attrici che ogni giorno cercano di dare una svolta ad una carriera mai decollata, tentando di sopravvivere in un contesto competitivo e complicato, sempre in bilico fra sconfitta e realizzazione.
Un mondo che conosci. Cosa c’è di autobiografico in questo testo?
Sicuramente gli anni trascorsi a far provini su provini! Io scontavo certamente il fatto di essere poco organizzata e poco centrata: mentre studiavo teatro all’università facevo corsi di recitazione e contemporaneamente lavoravo, scrivevo per un giornale. Non rinnego nulla e ogni esperienza fatta in passato ha contribuito a comporre il bagaglio variegato che adesso porto con me. Ma all’epoca anche io mi sentivo una delle tante invisibili, sempre messa in discussione, sempre alla ricerca della grande occasione che non arriva mai.
Al di là del super potere, qui si parla anche del concetto di invisibilità riferito alla donna…
Si, anche se il nostro punto di vista è molto specifico e intimo. Al termine di questa assurda giornata, la protagonista Adelaide è come se trovasse finalmente il suo posto nel mondo. E il paradosso è che trova se stessa proprio attraverso l’invisibilità, che in questo caso diventa occasione e chance di riscatto.
Una parte di spettacolo è ambientata a scuola, scuola privata e cattolica…
E’ il periodo della formazione e della fanciullezza. Mi piaceva inserire nello spettacolo anche questo spaccato (fra l’altro autobiografico), fatto di suore mostruose e insensibili, di recite scolastiche dove contava solo il bell’aspetto! Se avevi gli occhi azzurri e i capelli biondi allora sì, potevi esibirti…e conquistarti la possibilità di essere ammirata da tutti. Un mondo a suo modo anche violento, che nello spettacolo viene raccontato in modo grottesco e colorito.
Grazie anche a certe scelte registiche?
Si la regia di Emanuela Bolco è stata determinate. In uno spettacolo del genere, dove si passa in continuazione da una dimensione all’altra, il ritmo è fondamentale. Venendo anche dalla Commedia dell’Arte, la Bolco è riuscita a centrare l’attenzione sul ritmo e sul corpo. In scena non abbiamo nulla, solo pochissimi elementi: un baule, un velo da suora, una campanella…Abbattendo la quarta parete, lo spettatore viene catapultato nel nostro mondo in modo molto ‘diretto’.
E insieme ad Adelaide si compie un questo viaggio folle, che attraversa tanti mondi diversi. Mi rendo conto che abbiamo concepito un progetto ambizioso – la tematica in questione non è certo facile – ma la fattura è artigianale e semplice. La storia che si racconta è piccola e intima, una storia in cui facilmente forse ci si potrebbe rispecchiare.
Sabato 9 novembre h 21.00
Cantine Teatrali
Via Marsala, 29 – Monterotondo (Rm)
Ingresso: 13 euro. Tessera associativa: 2 euro
Sabato 9 novembre ore 21.00
PRENOTAZIONI 339_2972320
www.cantineteatrali.it