Pubblica Amministrazione, le nomine senza concorso e l’abuso del potere politico compromettono la meritocrazia

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Pubblica Amministrazione, le nomine senza concorso e l’abuso del potere politico compromettono la meritocrazia

Nel cuore del Ministero della Pubblica Amministrazione, situato lungo Corso Vittorio Emanuele II, si continua a discutere dell’ampliamento dell’applicazione dell’articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001. Questa norma, introdotta durante il governo Amato e promossa dall’allora Ministro Franco Bassanini, consente la nomina temporanea di dirigenti senza concorso. Tuttavia, come evidenziato in un recente articolo pubblicato su Un Sogno Italiano a firma di Salvatore Sfrecola, tale disposizione sta sollevando crescenti preoccupazioni tra gli esperti.

Tra i principali critici di questa normativa figura il dottor Roberto Alesse, Consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri e attuale Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Nel suo libro “Il declino del potere pubblico in Italia”, Alesse denuncia l’abuso di tale norma, che favorisce nomine politiche piuttosto che basate su competenze tecniche e meritocratiche. Secondo Alesse, l’ampliamento della possibilità di nominare dirigenti esterni all’amministrazione ha creato un sistema in cui la professionalità, che dovrebbe essere “non rinvenibile” all’interno dei ruoli esistenti, viene ignorata.

Sfrecola, nel suo articolo, analizza come la norma, inizialmente pensata per casi straordinari, sia stata progressivamente modificata per permettere alla politica di attribuire incarichi anche a funzionari interni, spesso senza una reale necessità di competenze non già presenti nella pubblica amministrazione. Questo meccanismo, secondo Alesse, non solo mina il prestigio dei funzionari che hanno superato selezioni rigorose, ma destabilizza anche le strutture amministrative, rendendole terreno di scontro politico.

L’articolo di Sfrecola sottolinea la necessità di ripristinare il principio di legalità e di considerare l’abrogazione di una norma che continua a premiare dirigenti politicamente affiliati, a discapito della meritocrazia e dell’efficienza della pubblica amministrazione. La situazione attuale evidenzia l’urgenza di un intervento legislativo per garantire che le nomine all’interno delle amministrazioni pubbliche siano effettuate secondo criteri di competenza e professionalità, piuttosto che di affiliazione politica.