“Sono passate circa due settimane dalla morte di Satnam Singh, il 31enne indiano deceduto il 19 giugno scorso dopo essere rimasto vittima, nei giorni precedenti, di un terribile incidente sul lavoro nella provincia di Latina. Una storia di sfruttamento e lavoro nero, una tragedia che ha riacceso i fari mediatici sul triste fenomeno del caporalato, che però in territorio pontino è allarmante realtà già da diversi anni: un sistema di schiavitù moderna, che coinvolge numerosi lavoratori in nero e su cui la nostra società ha chiuso troppe volte gli occhi. Confeuro condanna senza “se” e senza “ma” questo sistema e ricorda come più volte – ben prima della morte del povero Satnam Singh – abbia sollecitato le istituzionali locali e nazionali a contrastare il caporalato con azioni maggiormente incisive e concrete. L’auspicio dunque è che si continui a operare contro ogni forma di sfruttamento e illegalità, a Latina come nel resto del Paese, oltre l’onda mediatica ed emotiva di queste settimane, sia aumentando controlli e verifiche (soprattutto da parte dell’ispettorato del lavoro), sia alimentando una nuova rivoluzione culturale, fondata sulla tutela dei diritti fondamentali della persona e sul rispetto delle norme legate alla sicurezza dei luoghi. La tragedia del povero Satnam – che ha sconvolto la comunità indiana, alla quale Confeuro rivolge la più sentita solidarietà e vicinanza – pertanto non è “solo” un dramma umano ma deve essere anche un segnale sociale contro il caporalato, contro la precarietà e contro la discriminazione dei lavoratori migranti nel nostro Paese. In tal senso, Confeuro Latina è pronta a intervenire in aiuto di tutte le vittime di sfruttamento e caporalato, in agricoltura come negli altri settori occupazionali, nella speranza e nella convinzione maturata che tragedie come quelle di Satnam Singh non debbano più accadere”.
Così, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo, ed Enrico Avvisati, responsabile Confeuro Latina.