“Sul palco le prime note, cade il tempo del giorno più festeggiato e riverito dopo il santo Natale. Il Primo maggio. Comunque resta l’enigma se trattasi davvero di festa del lavoro, oppure è una celebrazione riservata ai fortunati che hanno un lavoro, in questi tempi così difficili e complicati dal punto di vista occupazionale. Perché, detto francamente, è dura definire questo giorno “festa del lavoro”, forse sarebbe opportuno ricordarla come giornata per la rivendicazione dei diritti, primo fra tutti quello del lavoro. Bisogna infatti coerentemente prendere atto della rottura del rapporto tra il tema lavoro, dignità, benessere e cittadinanza. A questo ci ha portato la metamorfosi dell’attuale forma di capitalismo rispetto a quella precedente, dove la finanza ha occupato lo spazio, delle idee, della fantasia imprenditoriale della produzione di beni e cose. In questi ultimi venti anni, sembrava che fossero scomparsi gli operai, gli impiegati, i tecnici, non se ne parlava proprio, eppure c’erano, esistevano. Rieccoci dunque in questo mercoledì di primavera, un po’ triste e malinconico visto che nelle piazze la presenza dei “lavoratori” sarà piuttosto relativa. Del resto a questa festa ciò che importa oggi come ieri è ancora il colore delle “bandiere”. Braccia virtuali, stanche, per il palio dei campioni dello sventolio. Concludiamo infine la nostra riflessione con un dato allarmante: l’Italia è quartultima nella lista dei Paesi d’Europa per equilibrio Vita-Lavoro. Questa graduatoria la rileva la piattaforma Remote, che elabora quello che viene definito come European Life-Work Balance Index. Ed ecco appunto che Remote colloca il Belpaese quasi in fondo nella graduatoria delle 30 Nazioni del vecchio continente, tra carenze, come assenza del salario minimo, inclusività insignificante, tasso di povertà fuori da ogni legittima preoccupazione, scolarità da tempo in discussione senza risultati apprezzabili, indifferenza quasi generale in ordine al rapporto tra chi amministra e il cittadini. Ciò nonostante si auspica che la situazione migliori atteso che l’equilibrio Vita-Lavoro non è soltanto un monito di miglioramento del sistema lavoro ma dev’essere la costanza del combinato disposto, benessere lavoro e sicurezza, come garanzia anche morale per le nuove generazioni”.
Così, in una nota, il fondatore del sodalizio “Iniziativa 9 maggio”, Rocco Tiso, e il portavoce nazionale del comitato “Prospettive Future”, Attilio Arbia.