Il trasferimento in Italia di Chico Forti è stato annunciato direttamente dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni, gettando una luce di speranza sul destino del 65enne trentino che dal 2000 sconta l’ergastolo negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pike, un delitto per il quale ha costantemente dichiarato la sua innocenza. Questo annuncio ha rischiarato improvvisamente l’orizzonte per Forti, il cui futuro sembrava fino a poco tempo fa decisamente tetro, con l’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale.
La prospettiva di un ritorno in Italia e la possibilità di libertà parziale o totale è diventata reale per diverse ragioni: il tempo già trascorso di 24 anni di reclusione, il comportamento esemplare dimostrato secondo le autorità penitenziarie americane e le disposizioni della legge italiana che prevedono permessi e progressioni di regime dopo un determinato periodo di detenzione.
Il procedimento per il trasferimento di Forti in Italia era stato avviato nel 2020, quando il governatore della Florida Ron DeSantis aveva accolto un’istanza basata sulla Convenzione di Strasburgo presentata dagli avvocati del detenuto. Tuttavia, l’annuncio dell’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio sembrava aver bloccato il processo.
Secondo l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, consulente della famiglia Forti, la firma decisiva mancava solo quella del governatore DeSantis, che si era sempre opposto al trasferimento. Tuttavia, un cambiamento nel clima politico sembra aver portato a un’inversione di rotta da parte di DeSantis, aprendo la strada al trasferimento di Forti in Italia.
L’iter per il trasferimento richiederà alcuni passaggi, inclusa la decisione di Forti di cambiare carcere negli Stati Uniti, il trasferimento del fascicolo da parte del ministero della Giustizia italiano e l’elaborazione da parte della Corte d’Appello, probabilmente quella di Trento, della sentenza per metterla in esecuzione.
Anche se i tempi potrebbero essere difficili da comprimere, la via verso il ritorno di Forti in Italia sembra tracciata. La madre di Chico, Maria Loner, ha espresso la sua gioia per la notizia, sottolineando quanto fosse stato difficile non poter vedere suo figlio dal 2008. Tuttavia, si sono sollevate anche voci critiche, come quella del portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, che ha sottolineato l’importanza di applicare gli stessi standard a tutti i detenuti, evidenziando il caso di Ilaria Salis.