“Mentre la protesta di settore in queste settimane è cresciuta forte e coesa, la
Commissione Europea ha proposto di consentire agli agricoltori degli Stati membri di avvalersi di deroghe per l’anno 2024 dalle disposizioni della politica agricola comune che li obbligano a conservare determinate zone non produttive. A giudizio di Confeuro, la deroga al 4% che la commissione intende varare è sicuramente un passo positivo ma per quanto ci riguarda risulta essere ancora insufficiente, una sorta di palliativo che purtroppo non risolve le problematiche e le criticità che hanno travolto gli agricoltori negli ultimi anni. Per noi, infatti, il punto cardine deve essere in primis la redditività. Se non riconosciamo a chi produce la giusta remunerazione non risolveremo mai il problema. Cosa fare, dunque? Innanzitutto è necessario intervenire sulla gestione dei flussi internazionali dei prodotti agricoli, sulla concorrenza dei prodotti extracomunitari, e sul braccio di ferro con la GDO. Bisogna interrogarsi, inoltre, su come tutelare le aziende agricole italiane ed europee in questi ambiti. E’ senz’altro giusto pretendere dai nostri agricoltori alimenti sani e salubri nonché coltivati con metodi sempre più “agroecologici”, ma dobbiamo assolutamente pensare oggi a come tutelare il loro reddito, a trovare soluzioni realmente concrete che risollevino definitivamente dalla crisi economica le piccole e media imprese di settore. E, conditio sine qua non, la politica agricola comune (Pac) deve sostenere il costo di questa transizione, aumentando innanzitutto la quota di bilancio europeo, destinata al comparto, nella convinzione maturata che, se la salute è diritto prioritario, ciò che mangiamo ne è parte integrante”.
Così, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo