Non parleremo di pandori, uova di Pasqua, bamboline e cotillons, non oggi, non ora, troppo facile, troppo sulla bocca di tutti e soprattutto troppo superficiale per poter analizzare veramente, la figura mediatica dominante degli ultimi anni, quella che ha letteralmente modificato l’idea di lavoro (purtroppo, secondo me) nei giovani e nei meno giovani: sua essenza l’influencer.
Questa particolare entità sia ben chiaro, fa della sua intera esistenza un messaggio pubblicitario, acquisisce potere sociale apparendo ogni giorno, anche più volte al giorno, all’interno di storie, post, video, reel e quant’altro sia possibile postare all’interno di tutti o quasi i canali sociali.
Un lavoro estenuante, sempre in sovraesposizione, sempre nell’occhio di una camera di un dispositivo digitale, sempre in primo piano, che sia selfie o che peggio ancora ci sia sempre qualcuno lì di fronte, nascosto al pubblico ma sempre ben visibile all’influencer che lo riprende, lo immortala, lo segue, lo ferma, lo aggiusta, lo ritocca, lo imbelletta, perché quello scatto deve essere perfetto, quel video diventi virale, magari mostrandosi con una mise trasgressiva, con un muscolo che guizza, magari con indosso un capo che fa tendenza, mentre si mangia un sushi, in un qualche locale troppo trendy per passare inosservato.
Passa il dato per il variopinto mondo dell’audience, che l’influencer guadagni tantissimo a fronte di un lavoro che alla fine ci sembra bello, piacevole, sempre tra lusso, soldi belle donne o uomini o entrambi o altro ancora nel più fluido dei fluidi immaginabili.
Qualche volta forse, ci potremmo fermare a pensare cosa vuol dire essere sempre al centro dei social? Perché ponendo un poco più di attenzione al fenomeno e gli accadimenti delle ultime settimane hanno fatto notare un poco di più la cosa, il mondo dei follower, dei like, degli hater è costruito su scale mobili di cristallo. Basta quel piccolo tintinnio, che poi si fa più forte e in un istante una fessura di pochi millimetri si trasforma in una crepa e in un crollo improvviso.
Così si perde tutto in un attimo, come si è guadagnato velocemente, in un battito di ciglia, la fragilità di questo mondo così labile, fatto di immagini irreali eppure così importanti per noi che guardiamo sempre senza più agire realmente è assolutamente impressionante e spesso passa del tutto inosservata.
Soldi facili? Sembra così e allora siamo tutti influencer perché sembra facile, chi racconta di sé, della miglior cura per un qualunque sintomo, della miglior ricetta, del miglior ristorante, del più vantaggioso pannello fotovoltaico, della recensione della miglior macchina elettrica, del viaggio che costa di meno nel posto più bello del mondo.
Una sconfinata fila di pupazzetti ognuno con il suo videino, con la sua convincente nenia, con il suo meme, la sua smorfia il suo volto strabuzzato, il corpo ammiccante, la bocca sporca di sugo, tutti in fila sulla scala di cristallo a sgomitare per un posto un po’ più in alto.
Fatevi più in là, devo passare!
Scritto da Riccardo Diffidenti