“Vita da Carlo”, distribuita da Amazon Prime Video, racconta la quotidianità di Carlo Verdone. Ma non è totalmente realtà e non è totalmente commedia. Sembra quasi un percorso di psicoanalisi in cui Verdone, che interpreta sé stesso, si confida con lo spettatore e svela la sua anima: dietro la figura di attore c’è un uomo buono, empatico, sensibile, tifoso della Roma, amante del buon cibo e, come tutti, schiavo delle sue fragilità. Tende a procrastinare, tenta invano di smettere di fumare, ha un’attenzione particolare per la propria salute e non riesce a dire di no a nessuno: ai fan che chiedono un selfie, a chi lo vorrebbe sindaco, a chi vorrebbe vederlo impegnato in una nuova veste attoriale, al produttore che progetta “Lo famo anziano”, alla ex moglie che rifiuta di dire alla mamma cardiopatica del loro divorzio e all’ex fidanzato della figlia che non ha intenzione di lasciare casa sua. Carlo davanti a tutto ciò sembra passivo. Si ferma e aspetta. I mille impegni, la carriera e a tratti anche la famiglia e gli amici sembrano soffocarlo, tanto che spesso confessa di vivere male, malissimo e di non avere mai un giorno tranquillo. Gli affanni della vita quotidiana lo rendono costantemente stressato. Raggiunge la serenità solo nella sua terrazza sulla Capitale, il suo rifugio, il luogo in cui il tempo si ferma e lui può riprendere fiato. Non a caso l’ultimo episodio, “La quiete dopo la tempesta”, si conclude proprio lì dicendo: « Vorrei che questa luce e questo silenzio durassero a lungo, perché mi illudono che tutto si è fermato. La mente è più leggera, il cuore batte pacato e io mi sento il vero Carlo […] Nella vita appartengo sempre a tutti tranne che a me stesso ». Sembra quasi il raggiungimento di una pace interiore, di un’identità persa e ora riconquistata.
Coprotagonista della serie è Roma. Sono innumerevoli infatti i rimandi alla tradizione romana: la spaghettata di mezzanotte, il Colosseo, l’ammirazione per Totti, la presenza di Venditti. Oltre al bello della Capitale però c’è anche il suo lato oscuro , la prostituzione, il contrabbando, i quartieri degradati.
Interessante è anche la figura di Max Tortora, interprete di sé stesso, che rivela il rovescio della medaglia della carriera di attore, ovvero la paura di essere dimenticati dal pubblico e di sentirsi invisibili: spesso infatti la gente che incontra lo scambia per un altro, oppure ricorda solo i suoi ruoli marginali, suscitando in lui una profonda delusione. Non mancano, però, divertenti siparietti che lo rendono, insieme a Verdone, un duo di cui non sapevamo di avere bisogno.
“Vita da Carlo” è una serie in cui realtà e finzione si mescolano e si completano. E allo stesso modo si mescolano e completano malinconia e risata, profondità e leggerezza. Se amate Verdone non potete perdervela e se non lo amate imparerete a farlo!
Michela Casanova Moroni