In Italia l’artigianato costituisce circa il 30% delle aziende.
Chi sono gli artigiani di oggi? Per lo più li troviamo in micro imprese,
molti lavorano in proprio o con meno di dieci dipendenti.
Sono persone che fanno del proprio lavoro un’arte e che all’interno dei loro laboratori riescono a realizzare dei capolavori confezionati su misura per il committente. Nel settore delle calzature da uomo un esempio lo si riscontra in Francesco Masci, titolare della Calzoleria Artigiana F&F a Roma. Classe 1985, proviene da una famiglia di professionisti, da sempre ha sentito una vocazione nei confronti dello Stile tradizionale maschile. Dopo la laurea in Giurisprudenza a scelto di seguire quella vocazione: anziché proseguire con la carriera forense ha preso la via di Londra, dove ha appreso l’arte di costruire scarpe integralmente a mano. Aperto il suo negozio nella capitale cinque anni fa, assieme a un socio: dal 2016 opera da solo.
Come è nata la passione per questo lavoro?
《La passione è come la fortuna, aiuta la mente preparata. All’università iniziai ad arrotondare lavorando come lustrascarpe in una bottega romana: avevo ricevuto un kit per la lucidatura in regalo, dalla mia migliore amica, e avevo appena scoperto come adoperarlo a dovere. Per ovvi motivi lavoravo nel retro, a stretto contatto con l’altro collaboratore del capo, un maestro artigiano che poi sarebbe diventato mio socio. Mentre lucidavo, seduto su una sedia bassa al desco, osservavo attentamente le miriadi di fasi che caratterizzano la costruzione di una scarpa. A furia di guardare ne rimasi conquistato: andai a chiedere al mio capo come poter apprendere e lui mi rispose: “vai a Londra”. Col senno di poi, capisco che non volesse crearsi un potenziale concorrente dentro casa; allora mi limitai a ringraziarlo e per Londra ci partii davvero. Ho seguito un corso intensivo con due maestri formatisi alla John Lobb Ltd., l’azienda centenaria che produce le scarpe dei reali inglesi; poi, tornato in Italia, ho continuato a studiare per apprendere tutte le fasi accessorie, tra cui la modelleria. Tuttora mi ritrovo a studiare, costantemente, e questo non fa che alimentare ancora la passione》
Qual è l’importanza di una scarpa nell’outfit di un gentlemen?
《Un mio cliente, un ufficiale dei lancieri in pensione, afferma che i veri uomini si riconoscono da due dettagli essenziali: orologio e scarpe. Alla fine del Diciannovesimo Secolo, Conan Doyle metteva in bocca a Sherlock Holmes una frase molto simile. La scarpa è uno degli oggetti più personali sfoggiati dall’uomo: allo stesso tempo, è uno dei più sottovalutati. Anni di disgraziati fraintendimenti hanno convinto molti soggetti a indossare sneakers più o meno malridotte, o surrogati del classico, nella convinzione che l’abito con cravatta sia autosufficiente. Eppure, una bella oxford in vitello cognac, sfumato e lucidato a perfezione, può rendere elegante anche un jeans e un maglione》
Qual è la tua mission?
《La mia mission è allo stesso tempo semplicissima e difficile. Un antico aneddoto afferma: sutor, ne ultra crepidam, ovvero “calzolaio, non parlare di argomenti più elevati delle scarpe”. Ma proprio da queste ultime bisogna ripartire, per salvare un mestiere in via di scomparsa. Spesso mi trovo a riflettere sul perché abbiamo nobilitato una figura come il cuoco, ma non riusciamo a rendere altrettanto accattivante l’arte gentile. Con i colleghi più giovani stiamo facendo di tutto per mostrare al mondo la bellezza di questa complessa forma di artigianato》
C’è ancora speranza per i piccoli artigiani in Italia?
《La speranza non è mai mancata, ciò che manca è la clientela. Troppi miei clienti ammettono di aver letteralmente buttato una marea di soldi in scarpe di infima qualità, pensando che non vi fosse differenza con quelle di alto livello. Una volta provata la sensazione di una scarpa costruita sul proprio piede è impossibile tornare all’industriale senza rimpianto. Paradossalmente la crisi ci aiuta: dopotutto, con tre paia di ottime scarpe un uomo può andare avanti anche quindici anni》
Francesco Vullo