Giovanni Chiappisi, classe 1954, è un uomo che è riuscito a coronare un sogno comune a molte persone.
Giornalista siciliano prima, imprenditore brasiliano poi, amante della radio e dell’automobilismo,
una volta tornato in Italia ha scelto bene come trascorrere la sua vita da pensionato. Venduto tutto ha acquistato Horus, una barca a vela.
Per la precisione si tratta di un Jenneau 34.2 (10,42 metri) con tre cabine matrimoniali , una dinette con tavolo dove possono trovare posto sei persone, una cucina, un bagno con acqua calda e fredda e tanto spazio dove rilassarsi a prendere il Sole. Non manca nessuna comodità a bordo e non risulta essere nemmeno una barca troppo impegnativa per chi intende navigarci in solitario. Dopo aver girato per qualche anno nei mari della sua Sicilia, Giovanni ha preso la coraggiosa decisione di affacciarsi sull’altra sponda del Mediterraneo trasferendosi in Tunisia ed è qui che siamo riusciti a contattarlo.
Da quanto tempo vivi in barca?
《Ho iniziato a vivere in barca dal 01/07/2012 fino a qualche giorno fa, quando mi sono trasferito in Tunisia, in barca tornerò a viverci a Maggio quando tornerò in Sicilia per prendere Horus e da lì farò il giro dell’isola per poi toccare Malta, Lampedusa e tornare qui in Tunisia》
Vivendo in barca e per mare non ti manca nulla della terra ferma?
《In barca si sta meglio che sulla terra ferma, ho tutto quello che mi serve, anzi per pulire dentro una barca ci basta mezzora mentre per un appartamento ci si mette un po’ di più》
Quali sono le gioie e quali i dolori di chi vive in barca?
《La gioia, soprattutto per chi ha una barca a vela, sono i costi di gestione nettamente inferiori. Essendo socio della Lega Navale Italiana ho sempre pagato molto poco di ormeggio perché ero ospite nelle varie sedi, il pesce fresco lo trovi sempre, per cui sono riuscito a stare anche per quasi quattro mesi in giro spendendo poco meno di 1000€ non facendomi mancare nulla. Poi c’è questa aria di libertà che si respira soprattutto quando sosti in una baia anziché in una marina. I dolori ci sono quando c’è maltempo perché anche se ti trovi in porto devi comunque uscire fuori per rinforzare gli ormeggi, specialmente in inverno non è proprio confortevole però, insomma, si fa. In cambio non ho le riunioni di condominio, né i vicini che rompono le scatole. Se poi non ti trovassi bene dove ti trovi, senza dover andare lontano, ti basta girare la barca di 180° e mettendola di poppa invece che di prua ti cambia il panorama》
E parlando dei costi, conviene l’Italia o la Tunisia?
《Non c’è paragone! Io ho sempre pagato poco, in Sicilia solo per l’ormeggio escluso acqua e luce arrivo a spendere 3400€ all’anno, qui ad Hammamet 1200€ l’anno e a Monastir arrivo a spenderne 800€ all’anno. Anche un appartamento ben arredato con due camere da letto, bagno e cucina viene a costare intorno ai 300€ al mese. Stesso discorso per il mangiare: se vai in un buon ristorante, magari un po’ caro, non spenderai mai più di 15€ per mangiare bene. Normalmente si spende 6-7€ per mangiare in un ristorante qui. Anche nel fare la spesa oggi ho comprato due seppie da 500g l’una e ho speso 8€ in totale》
Hai scritto alcuni libri, cosa ci puoi raccontare a riguardo?
《Ho scritto non per pubblicare ma per passare il tempo, in particolare “Horus” è un libro molto bastardo: non è un manuale di vela perché non sono nelle condizioni di insegnare niente a nessuno, non è un libro di bordo perché se no la gente si annoierebbe alla terza pagina. È di tutto un po’. Sono sensazioni, racconti di vita vissuta, di gente incontrata ed episodi che mi sono capitati. Là si capisce alla fine come si fa a vivere in una barca felici e contenti》
Francesco Vullo.