Iniziativa Comune: “Cosa dobbiamo ancora aspettare per questo governo?”

HomeNEWS

Iniziativa Comune: “Cosa dobbiamo ancora aspettare per questo governo?”

montecitorioRiceviamo e pubblichiamo l’analisi politica di Rocco Tiso,

portavoce di “Iniziativa Comune”,

neonato gruppo di Cooperazione e Proposte, composto da “Radici” (Raggruppamento corpi intermedi nessuno tocchi le radici),
“Confeuro” (Confederazione degli agricoltori europei e del mondo) e “Soggetto giuridico” (Organismo di aggregazione intercategoriale e coinvolgimento dei cittadini) – che parla del momento politico-istituzionale del nostro Paese.

“Egregio signori della  “politica”,

questa nostra è per dirla tutta e direttamente: «Abbiamo perso la pazienza e giorno dopo giorno stiamo perdendo anche la speranza. I mesi passano, le promesse volano e del Governo ancora niente. L’Italia sta perdendo l’ultimo treno per l’Europa, mentre Francia, Belgio, Austria, Olanda e Germania stanno scrivendo le nuove regole e tracciano un  solco sempre più ampio, lungo e profondo che per superarlo, gli italiani saranno chiamati, come sempre, a fare sacrifici, rinunce, privazioni e sempre più tasse, ma ciò che ci spaventa è pagare senza sapere perché e come si spendono i soldi dei contribuenti.

Un’antica profezia narra che: All’alba di un giorno di maggio, spunta il 7° sole, il cielo diventa rosso vivo, per sempre. In altre parole è la luce della speranza. Ma negli ultimi tempi cronaca, fatti e circostanze stanno mettendo in crisi il senso più profondo delle diverse forme di civiltà  in cui le persone normali abitualmente si esprimono. Se i valori vengono calpestati, succede che la speranza diventa disperazione, perché altri non ascoltano, non entrano in relazione con chi vive in sofferenza.

Ci sono diverse forme di speranza disperata che ci interpellano, che interpellano le forme della convivenza civile e ultimamente la politica, con le sue disattenzioni, le sue latitanze, la sua miopia.  Oggi 7 maggio, il Presidente Mattarella farà un ultimo rapido giro di consultazioni con le delegazioni  dei gruppi parlamentari. Poi si auspica che darà un incarico a formare un governo.

ATTESO CHE PARTITI E MOVIMENTI “ciurlando nel manico” e di tanto nei fatti vi è certezza forse perché i signori della politica non hanno piena consapevolezza della gravità in cui versa l’Italia: ultimi su tutti i fronti! Tanto per cambiare, invece di un governicchio raffazzonato tanto per portare “le chiappe al sole” si dia l’incarico ad un disoccupato che in 48 ore forma un governo di lavoratori, invece di tornare a votare. Siamo certi che questo lusso il Belpaese se lo può permettere.

 

Quando la speranza muore e si arrende e “lascia che sia”, ci si imbatte nel presente, ed è sconvolgente, ma è l’unica realtà in cui possiamo stare per non impazzire, ma noi siamo bambini ottusi, scegliamo giornalmente la pazzia, arrendersi per scelta non è un’opzione. Questa è la fine del kamikaze, in cui la speranza nella vita non solo non esclude la morte come un possibile incidente di percorso, ma addirittura la ricerca, la pianifica, la consacra, trasformandola nell’ultimo atto di una tragedia che non dev’essere solo la nostra; una tragedia in cui la speranza conosce una spaventosa mutazione genetica, trasformandosi in patologia aggressiva: per vivere è necessario morire e far morire. Tutto questo lascia una scia, una traccia indelebile perché è la politica che muore insieme a queste vittime anomale della speranza; figlie di conflitti che nessuno ha saputo governare, lasciando che degenerassero in guerra. Quando smettiamo di sperare nell’assistenza esterna, quando smettiamo di sperare che la situazione terribile  in cui siamo  si risolverà in qualche modo da sola, quando smetteremo di sperare che non vada peggio, finalmente saremo liberi – veramente liberi – di cominciare a lavorare onestamente  per risolverla. Tutto questo ci dice  che quando muore la speranza… inizia l’azione».