(Diregiovani.it) – Quanto basta è una di quelle pellicole da vedere assolutamente:
è, al tempo stesso, semplice e profonda. Il film di Francesco Falaschi è
l’esempio di un prodotto cinematografico che riesce ad emozionare con pochi fronzoli.
“Quanto basta è uno di quei film che io voglio vedere al cinema. È una commedia drammatica che ha alla base tanto studio e approfondimento. È un film che nasce dopo la lettura di molti libri come ‘Kitchen confidential’ di Anthony Bourdain. Documentandosi abbiamo incontrato delle realtà come l’autismo in cucina. Ci ha affascinato molto la sindrome di Asperger perché è una neurodiversità lieve che però non è abbastanza eclatante da essere riconosciuta e sostenuta”. Così il regista Falaschi ha aperto la conferenza stampa del film alla Casa del Cinema di Roma. “In questo film la cucina è stata usata come campo di formazione per i ragazzi con la sindrome di Asperger e per loro è stato un simulatore di volo nei rapporti umani”, ha concluso il regista.
Falaschi porta sul grande schermo la storia di Arturo – interpretato da Marchioni – uno chef talentuoso, arrestato per una rissa, deve scontare la pena ai servizi sociali tenendo un corso di cucina in un centro per ragazzi autistici dove lavora Anna, interpretata dalla Solarino. Guido – interpretato da Fedele – ha la sindrome di Asperger e una grande passione per la cucina. L’improbabile amicizia tra i due aiuterà Arturo a cambiare vita.
Quanto basta è una commedia che tratta una tematica importante di cui si parla poco: l’Asperger. Non è il solito film che racconta la neurodiversità con la tenerezza travestita da pietà. Il cinismo di Arturo infatti cancella il pietismo e il buonismo che accompagnano temi di questo genere.
Marchioni e Solarino bravi, ma Luigi Fedele di più. Il giovane attore non ha solo interpretato un ragazzo Asperger. Il suo studio e la sua empatia infatti lo hanno portato ad un risultato a cui pochi potrebbero arrivare: nel film, Fedele, non ha dato la minima percezione di essere un normodotato.
“E’ stata un’esperienza di studio piuttosto profonda. Ho cominciato a preparare il personaggio partendo dall’esteriorità, osservando la prosodia, il tipo di linguaggio, il tipo di relazione con lo spazio e con il proprio corpo.
In una seconda fase c’è stato un salto di qualità del personaggio perché sono venuto a contatto con diversi ragazzi Asperger e lo studio è passato dall’esteriorità all’interiorità. Ho cercato di capire l’universo che c’è dietro un loro gesto, una parola, un silenzio.
Questa è stata per me un’esperienza toccante sia dal punto di vista professionale sia dal punto di vista umano”, ha dichiarato in conferenza Fedele, che nel film ha interpretato Guido.
“Dopo aver letto la sceneggiatura, mi ha interessato moltissimo il fatto che questo chef avesse avuto un grande passato e si ritrovasse ad un punto morto della propria esistenza e iniziasse la frequentazione di questo gruppo di Asperger nella maniera piu’ cinica e disillusa possibile. Mi e’ piaciuto il fatto che non ci fosse nessun tipo di pietismo e buonismo nell’approccio con questo gruppo. Inoltre mi e’ piaciuto il fatto che il personaggio che ho interpretato all’inizio del film fosse il piu’ figo di tutti quanti, ma in realta’ era quello che aveva piu’ necessita’ di aiuto per riprendere in mano la propria esistenza. Questo ribaltamento del personaggio e’ avvenuto grazie all’amicizia con Guido”, ha affermato Marchioni.
In chiusura, la Solarino: “E’ un film che ho amato moltissimo gia’ dalla prima lettura della sceneggiatura. Ho amato molto il mio personaggio ma la cosa che piu’ mi ha colpito e’ stato il rapporto tra Arturo e Guido. La bellezza del mio personaggio sta nell’aver intuito il punto di contatto tra queste due persone apparentemente diverse, ciascuno con le sue difficolta’. Inoltre ho amato la grande delicatezza nel raccontare la sindrome di Asperger e nel far ridere di questo. Nel momento in cui riesci a ridere di certe dinamiche vuol dire che le accetti completamente e non hai piu’ nessun pregiudizio”.