Il progetto della Slim Dogs nasce nel 2011 da un’idea di due video makers giovanissimi ma già noti nella rete: Giovanni Santonocito e Matteo Bruno, alias Il Tubo di Gio e Cane Secco (da cui è stato ripreso il nome). In un periodo in cui la crisi colpisce duramente il settore dell’impresa e dove numerose aziende si trovano a chiudere i battenti, andando un po’ contro corrente, viene dato inizio ad una prima collaborazione tra i due che proseguirà fino a settembre 2013, quando si decide di aprire una sede a Roma. L’idea iniziale era quella di continuare ciò che avevano portato avanti fino ad allora apportando delle migliorie da un punto di vista organizzativo, logistico e fiscale.
I lavori da fare erano tanti e non si limitavano al solo ambito artistico di produzione video ma i due ragazzi si sono dimostrati tenaci e non si sono lasciati spaventare dalle spese da sostenere. Avvalendosi dell’aiuto di numerosi amici, alcuni provenienti anche dal mondo di YouTube, tanto olio di gomito e un pizzico di fortuna, sono riusciti a rimettere a nuovo quello che sarebbe diventato il proprio ufficio e ad aprire ufficialmente nel 2014 la propria azienda. Al contempo anche la squadra ha iniziato a crescere con l’arrivo di due altri soci: Adriano Santucci e Marco Cioni.
Oggi la Slim Dogs Production vanta numerosi clienti dai grandi nomi quali Eni, Rai e Sky ma i ragazzi che ci lavorano non hanno mai perso i contatti con le proprie origini e le caratteristiche che li contraddistinguevano prima di iniziare questo progetto. Sono riusciti a trovare il giusto equilibrio tra divertimento, a volte con qualche facezia, e qualità. Siamo andati allora ad intervistare Matteo Bruno che a 27 anni è produttore e co-founder di questa azienda italiana.
Chi sono i ragazzi della Slim Dogs davanti alla telecamera e nella vita di tutti i giorni?
«In realtà sono la stessa cosa. Quello che raccontiamo attraverso la nostra telecamera e quindi attraverso i nostri video è la realtà, ovviamente nel montaggio che poi facciamo ogni settimana andiamo a selezionare solamente i momenti in cui siamo divertenti o abbiamo qualcosa da dire. Se no molte volte siamo delle persone normali. Quello che facciamo nella nostra vita reale è provare a far crescere la nostra società con un nostro modo di vedere le cose: stiamo provando a comunicare, a creare dei prodotti che spaziano dal videoclip musicale allo spot pubblicitario e stiamo provando a farlo seguendo un nostro percorso mentale cercando di adattarci al prodotto e renderlo un po’ nostro»
Quali sono i segreti del vostro successo e quanto lavoro c’è dietro?
«E chi lo sa, il successo è un concetto difficile da digerire. Se arrivassi un giorno a dire che sono arrivato dove volevo arrivare vorrebbe dire che mi sono prefissato un obiettivo un po’ basso. Per noi il successo è riuscire continuamente a fare cose sempre un po’ più grandi come società di produzione video, facendo un esempio con i videoclip musicali: abbiamo iniziato con piccole band emergenti e piano piano vorremmo arrivare a gruppi più grandi e strutturati. Più che parlare di successo, però, il motivo per cui sta funzionando tutto quanto è che tutti abbiamo uno stesso obiettivo e tiriamo tutti verso la stessa direzione: far lavorare il nostro gruppo di lavoro. Sembra una cosa banale ma assolutamente non lo è»
Chi sono i ragazzi che ti accompagnano in questo progetto?
«Siamo in quattro. Con noi ci sta: Adriano Santucci, si occupa di produzione e amministrazione. È l’uomo dell’organizzazione, lui sa come e dove i nostri corpi si devono muovere nell’arco della settimana. Poi c’è Giovanni Santonocito che si occupa della post-produzione e coordina ciò che succede dopo le riprese. Quindi c’è Marco Cioni che cura l’aspetto commerciale e del marketing, parla con i clienti e riesce a creare delle strutture pazzesche su come comunicare le cose. Infine ci sono io che sono il videomaker della situazione e mi occupo della parte di ripresa»
Quali sono i vostri sogni e quali progetti avete per il futuro?
«Il sogno anche se banale e già detto è quello di far crescere questa realtà: negli ultimi due anni siamo partiti come persone singole, ci siamo messi insieme e abbiamo iniziato a lavorare come gruppo in cui tutti portavano avanti tutto ma senza una grande organizzazione, poi ci siamo divisi in reparti dove ognuno di noi può creare un’altra squadra personale e se questa cosa si espande sempre di più vuol dire che Slim Dogs sarà il centro di una serie di tanti piccoli gruppi che possono lavorare a tante cose contemporaneamente. Insomma è la spiegazione di come dovrebbe crescere un’azienda in teoria, quindi speriamo che vada bene»
Francesco Vullo