#SvegliaItalia vs Family Day.  Riflessioni sul ddl Cirinnà

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#SvegliaItalia vs Family Day. Riflessioni sul ddl Cirinnà

family11E’ iniziata ieri, tra mille polemiche, la discussione in aula a Palazzo Madama del disegno di legge sulla “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”, meglio conosciuto come ddl Cirinnà, dal nome della senatrice Pd Monica Cirinnà, relatrice e prima firmataria del provvedimento.  A pochi giorni dalla manifestazione #SvegliaItalia organizzata dalle associazioni lgbt in favore delle unioni civili, tenutasi sabato scorso in numerose piazze di Italia, e alla vigilia del Family Day che si terrà a Roma al Circo Massimo, in difesa della famiglia tradizionale, abbiamo provato a fare un punto della situazione chiedendo a campione un parere su due punti cruciali del disegno di legge in discussione.
 
Agli intervistati è stato domandato se fossero favorevoli o contrari alle unioni civili per le coppie omosessuali e alle convivenze di fatto; un parere, poi, è stato chiesto sulla  delicata quanto criticata questione della “step child adoption”, termine inglese che sta letteralmente per “adozione del figliastro”. Vale a dire la possibilità in caso di separazione, di veder estesa la responsabilità genitoriale del figlio biologico anche al nuovo partner (il cosiddetto “genitore sociale”).

Nonostante aleggino non pochi pregiudizi e facili etichettature sulla questione, le risposte fornite sono state le più varie e spesso hanno superato le barriere che i banali cliché impongono.
 
Daniele è un ragazzo di 35 anni ed è omosessuale. Per lui la coppia si basa su valori e principi paritari e si fonda sul rispetto reciproco. L’unione civile, quindi,  sancirebbe a livello giuridico questo vincolo, garantendo diritti e doveri perché “la legalità di un amore va riconosciuta in qualsiasi istituto giuridico”. E’ cauto, invece, quando si parla di adozioni perché, sebbene non metta in discussione la qualità dell’amore verso un bambino, è timoroso delle ripercussioni che un figlio con due genitori dello stesso sesso possa avere nella società attuale “che non è ancora pronta”.

Tra i “convinti a metà” c’è un altro Daniele, 38 anni di Roma, favorevole al riconoscimento dei diritti nelle unioni civili: “Non faccio distinzione tra coppie etero o omosessuali, i gusti sessuali del singolo non mi interessano se di base c’è sentimento. Sono figlio di una coppia (mio papà è morto quando ero piccolo) che si è dovuta unire in matrimonio per paura di non vedere riconosciuti i propri diritti”. Ma sulla step child adoption la vede in modo diverso “Non sono favorevole all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Non perché due persone dello stesso sesso non siano “bravi genitori”, ma credo fermamente che un bambino debba crescere in un contesto più neutro possibile”.

David, invece, è d’accordo alla step child adoption in un solo caso “sono favorevole solo per chi è orfano dell’altro genitore naturale, altrimenti un bambino è già provvisto di due genitori naturali e quelli bastano per tutelarlo”.

Assolutamente contrario sia alle adozioni che alle unioni civili invece è Stefano, trentacinquenne romano: “La mia contrarietà è innanzitutto ideologica: per me una famiglia è quella tradizionale composta da madre, padre e figli. Credo che ogni situazione vada valutata caso per caso, generalizzare il concetto di “famiglia” creerebbe solo confusione che sfocerebbe, poi, in vuoti normativi e facili fraintendimenti. Piuttosto penso sia necessario impegnarsi a migliorare ed ampliare i servizi a sostegno delle famiglie tradizionali, compresa la regolamentazione delle adozioni che deve essere potenziata e snellita dai troppi passaggi burocratici”.

Neanche Maria Antonietta, avvocato 59 enne, è d’accordo sulle unioni civili “si possono regolamentare gli aspetti civilistici, che già il codice prevede, con qualche intervento legislativo, ad esempio sulla riscossione della pensione che non può essere ereditata e su cui si potrebbe intervenire con un provvedimento legislativo. Per il resto, si possono tranquillamente risolvere le questioni davanti un notaio.”

Teresa, professoressa in pensione di 66 anni, invece è completamente d’accordo sull’istituzione delle coppie di fatto e trascende dal livello giuridico : “Il cervello ed il cuore non hanno sesso e poi non si giudica mai la personalità e la sensibilità di un individuo da ciò che fa al letto e con chi. I più grandi scienziati, i più grandi esploratori, inventori e benefattori potevano essere anche dei grandi amatori o anche degli impotenti, cosa toglievano all’umanità?”

Silvia, 37 anni di Milano, è convinta della necessità di un cambio di passo: “L’estensione a tutti dei diritti civili è qualcosa di non più prorogabile. L’Italia deve riconoscere pari dignità a tutte le coppie e rispettare così i principi costituzionali che pongono i diritti dei cittadini al primo posto nella scala dei valori”.

Sebbene più delicata, anche la questione delle adozioni riceve molti pareri favorevoli.  Ivan, giornalista 33enne, ritiene che “normativamente la step child adoption poteva essere  disciplinata da una legge a sé stante” mentre è favorevole alle adozioni “preferisco che un bimbo sia educato da due genitori siano essi omo o eterosessuali,  piuttosto che marcire in orfanotrofio o nelle case comunità”. Si scaglia contro il “business delle case famiglia che costano quasi 2000 euro al mese alle comunità” anche Vincenzo, maresciallo di Marina in pensione, “favorevole alla responsabilità del partner e all’adozione, perché non è dimostrato che una coppia etero sia meglio di una coppia di fatto”.

“Provengo da una famiglia allargata” racconta invece Olivia “quindi la mia posizione sulla step child non può essere che favorevole. L’adozione è solo una questione burocratica perché tutela quell’affetto e quel legame che si instaura anche con i soggetti che non sono genitori naturali ma che di fatto ne assumono il ruolo educativo e affettivo.

Pareri favorevoli su entrambi i fronti arrivano anche da italiane “fuorisede”. Federica, che si è trasferita a Dublino da circa un anno, fa subito notare come in Irlanda ci sia più tolleranza rispetto a questi temi “Qui non ci si scandalizza se due uomini o due donne sono sposati, non fa più notizia”. Marcella, anche lei ospite del suolo irlandese, dice la sua sulle adozioni “a mio avviso genitore non è solo quello che ti mette al mondo, ma anche colui che ti cresce e ti segue passo dopo passo nella tua vita, donandoti lo stesso amore del genitore biologico”.

Nelle prossime settimane conosceremo il testo definitivo che uscirà dalle Camere, che con molto probabilità sarà molto diverso da quello proposto. Ciò che appare innegabile è che ci debba essere una presa di coscienza collettiva su una questione che non è più privilegio di pochi ma, inevitabilmente, coinvolge tutta la società.

Daniela De Simoni