Processo Mafia capitale: un bunker blindato anche per amici e parenti

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Processo Mafia capitale: un bunker blindato anche per amici e parenti

bunkerrebibbiaOre 9. Roma si è appena svegliata, la metropolitana è sempre affollata direzione centro città, cuore pulsante della Capitale che lavora.

Oggi i riflettori non sono né sul “Cupolone” né su Palazzo Chigi. Gli occhi di tutta Italia sono su un quartiere periferico e spesso abbandonato a se stesso da amministrazioni “distratte”: Rebibbia.

Eh si, perché oggi è il giorno della seconda udienza del Processo più atteso degli ultimi 20 anni: “Mafia Capitale”. Si sono aperte le porte dell’aula bunker del carcere Rebibbia, rimesso a nuovo per l’occasione dal Ministero, dove grazie a un nuovo software multimediale (Tiap) sarà possibile ascoltare direttamente le intercettazioni e proiettare immagini dei pedinamenti del Ros.

L’aria che si respira all’esterno di Viale di Casale di San Basilio 164, luogo dove è situata l’aula bunker, è di generale fibrillazione tra gli addetti ai lavori, giornalisti, avvocati e praticanti, di preoccupazione e stanchezza tra parenti e amici degli imputati e di curiosità e un po’ di voyeurismo tra la gente comune che ha deciso di partecipare, forse anche per poter dire “io c’ero”.

Centinaia di giornalisti affollano il piazzale antistante, scene di ordinaria follia che, in eventi come questo, diventano la normalità. Non manca il solito Gabriele Paolini, pronto a farsi immortalare da ogni telecamera o smartphone che sia disposto a dargli anche un solo secondo di notorietà.

La fila per l’ingresso è divisa in due, da una parte entrano gli avvocati, gli imputati (a piede libero o ai domiciliari) e i giornalisti, dall’altra i comuni mortali.

Alle 10.10,  con le ultime 10 persone ancora in fila, tra di loro parenti e amici stretti degli imputati, arriva la comunicazione che in aula non c’è più posto, quindi: “chi è dentro è dentro, chi è fuori, ci resta”. Cominciano le lamentele e gli sproloqui, alcuni decidono di rimanere in fila nella speranza che qualcuno dall’interno decida di andarsene e lasciare il posto a loro, altri mestamente scelgono di tornare alle loro vite con la certezza che il processo sarà lungo, come ogni dibattimento italiano che si rispetti e che prima o poi ci sarà la possibilità anche per loro di assistere e di stare vicino ai loro cari.

Olivia Colombari