Gli scontri, le ferite e le denunce, questo è quello che i residenti della periferia di Roma ed i ragazzi di Casapound hanno incontrato per cercare di difendere un quartiere popolare, Casale di San Nicola, dall’ingresso di oltre cento profughi in una ex scuola del quartiere.
Ed ora dopo qualche giorno dalla feroce carica della celere, incurante della presenza di donne e anziani, la questura sembra tornata ad essere comprensiva e dunque fanno sapere che una delegazione di residenti sarà ricevuta, ma ormai i clandestini sono lì, tra la gente del posto.
Lo sdegno è unanime, hanno picchiato la nostra gente per scortare chi faceva il dito medio ai residenti, hanno arrestato chi cercava, in un quartiere già in difficoltà, di non far peggiorare le cose. Questo quello che si evince dalle dichiarazioni di molti.
“E’ impossibile comprendere perchè le forze dell’ordine non si siano schierate dalla parte della gente”, è quello che ci dice uno dei manifestanti, e prosegue – “se fosse successo nel loro quartiere, se quelle donne coraggiose sedute in prima fila fossero state le loro madri, le avrebbero trascinate senza esitare? Avrebbero caricato?.”
Quello che viene da chiedersi è il perché in quella scuola, evidentemente capace di ospitare persone, non siano stati fatti accomodare Italiani in difficoltà, magari connazionali in attesa della casa popolare. In un paese con una grossa emergenza abitativa è inaccettabile che vi sia una corsia prioritaria per i clandestini, gli stessi che poi, spesso, troviamo a delinquere nelle nostre piazze. Profughi che fuggono dalle guerre, da guerre che potrebbero combattere per difendere il proprio paese ma che invece preferiscono fuggire e lasciare anche che la terra che gli ha dato vita venga distrutta. Come possono persone così, avere rispetto per una nazione che non è la loro, se non hanno neanche a cuore le loro terre natie.
Emanuele Ranucci