L’Impero romano e il cibo, un mondo globalizzato. Mostra all’Ara Pacis

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L’Impero romano e il cibo, un mondo globalizzato. Mostra all’Ara Pacis

nutrireimpero“Un mercato alimentare globalizzato: questo fu l’universo del cibo sotto Roma. Olio dall’Andalusia, vino dalla Gallia, pane fatto col grano d’Egitto. La delocalizzazione dei consumi nasce allora, sotto le insegne imperiali dell’Urbe. La più grande metropoli dell’antichità faceva da collettore alle produzioni di ogni territorio romano e romanizzato, rilanciandole verso ogni angolo dei suoi domini. Ora una grande mostra al Museo dell’Ara Pacis, aperta finoal 15 novembre, ne dà conto.

La mostra s’intitola Nutrire l’Impero. Storie di alimentazione da Roma e Pompei. Ideata in occasione di Expo 2015, è promossa dal Campidoglio (Assessorati Cultura e Roma Produttiva) con l’Expo milanese. E’ a cura della Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali (Assessorato Cultura) con la Soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia (un connubio che si rinnova a 25 anni dalla fortunata esperienza di Riscoprire Pompei, 1993). Alla Sovrintendenza capitolina appartiene la coppia degli ideatori e coordinatori scientifici: Claudio Parisi Presicce – il sovrintendente – e Orietta Rossini.

Emerge dunque dalla mostra il profilo di una vera e propria industria dei consumi su vasta scala, fatta di materie prime, di trasformazione delle medesime e di logistica. Migliaia di tonnellate di merce commestibile venivano trasportate sistematicamente e con perfetta organizzazione dalle più remote contrade dell’Impero fino alla capitale. Viaggiavano via terra e più spesso via mare, approdando sulla costa tirrenica e risalendo il Tevere per giungere nel cuore della città. Buona parte di questo fiume di derrate andava poi conservata. Infine il consumo, con modalità e stili di vita che ci appaiono spesso singolarmente “attuali”: il desco nelle case del popolo, le cene sontuose dei ricchi nei triclinia ma anche i thermopolia e le popinae, tavole calde e bar. E se oggi, nell’impero a stelle e strisce, il consumo alimentare di massa è tutto un fiorire di salse su carni e verdure, nell’impero d’allora spopolava il garum, salsa a base di pesce macerato e fermentato.

Il tutto è raccontato all’Ara Pacis in un affresco complessivo sull’alimentazione nel mondo romano, costituito da rari reperti archeologici, plastici, apparati multimediali e ricostruzioni. L’attenzione è concentrata su due luoghi emblematici: Roma e l’area vesuviana con Pompei, Ercolano e Oplontis. Forte rilievo è dato alle soluzioni adottate dai romani per il rifornimento e la distribuzione del cibo (vera e propria distribuzione di massa, come s’è accennato), come pure alle differenze tra i consumi alimentari dei diversi ceti sociali.

Entrato, il visitatore trova in primis una grande carta del Mediterraneo realizzata con tecnica cinematografica. Qui si animano i principali flussi alimentari dei beni a lunga conservazione – grano, olio, vino e garum – e si visualizzano le rotte marine dai porti più grandi del Mediterraneo, Alessandria e Cartagine. E’ la prima sezione della mostra, che poi narra ed esemplifica la filiera “a valle” del trasporto: lavorazione degli alimenti primari, confezionamento (olle e anfore diverse per ogni prodotto), immagazzinamento, distribuzione.

Nella seconda sezione le merci arrivano a Roma e a Pompei attraverso i porti di Pozzuoli e di Ostia. Qui è presentata la ricostruzione in grafica digitale del porto di Traiano, con i risultati inediti degli scavi recentissimi condotti dalla Soprintendenza di Ostia e dall’Università di Southampton. A seguire, il tema della grande distribuzione gratuita dei cibi di sostentamento ai cittadini romani adulti, con il privilegio di cui godeva la plebe dell’Urbe: condividere i beni conquistati, prima il solo grano, poi – dal III secolo dopo Cristo – anche olio, vino e carne.

La terza sezione, infine, è quella dei romani a tavola e al bar, del “cibo di strada” e dei banchetti nelle domus. Resti di alimenti da Ercolano e corredi da tavola d’ogni livello (dagli argenti del “tesoro di Moregine” al vasellame plebeo) conducono nel vivo delle mense di Roma e della ricca provincia campana.

Infine due approfondimenti: sulla diffusione dei diversi alimenti con i relativi prezzi (in mostra l’Edictum de pretiis rerum venalium di Diocleziano) e sulla “filosofia del banchetto”, il grande topos romano che univa amore alla vita e melanconico senso della fugacità d’ogni piacere”.