Le detenute di Rebibbia dicono no alla violenza sulle donne a colpi di moda

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Le detenute di Rebibbia dicono no alla violenza sulle donne a colpi di moda

rebibbiamarino“L’obiettivo vero è ritrovarci l’anno prossimo il 25 novembre a raccontarci l’abbattimento della percentuale di casi di violenza e omicidi ai danni di donne. La Città di Marino sta dimostrando grazie all’impegno di anni di donne come Cinzia Minucci e la Casa della Famiglia, sua sorella Sabrina. A tutte le volontarie che ogni giorno collaborano. Alle consigliere comunali e alle assessore in un giorno così particolare per tutte e tutti. Alla Casa della Famiglia e al Progetto NeroLuce Made in Rebibbia. La bellezza può ricucire tutto. Questa è la riflessione più bella dopo le testimonianze ascoltate oggi”.

Con queste parole il sindaco di Marino, Fabio Silvagni intervenuto questa mattina alla manifestazione “Ricorditi di me che son la Pia” tenutasi presso la Casa degli Autori e con una folta partecipazione di studenti, ha commentato anche sulla sua pagina Facebook la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

“Una giornata dedicata a tutte le donne che soffrono – ha detto l’assessore alla Cultura, Arianna Esposito – ma soprattutto alle donne e agli uomini che non si girano dall’altra parte”.

Grande rilevanza nell’iniziativa di oggi, che ha visto la partecipazione in sala, tra gli altri, del dottor Massimiliano De Toma della FedermodaRoma, di rappresentanti della Miren Miss Italia che, per bocca di Miss Italia Sport Jessica Pesa ha fatto giungere il saluto della patron del concorso, Patrizia Mirigliani, dell’avvocato Filippo Pegorari garante dei detenuti del Comune di Roma. di associazioni di volontariato, di cittadini e delle scuole del territorio.

L’assessore Esposito in particolare ha voluto ricordare la Casa della Famiglia “che non ha colore politico, aiuta indistintamente” e il Gruppo Idee che con il brand di moda NeroLuce – Made in Rebibbia “aiuta le donne detenute a ricucire gli strappi accaduti nelle loro vite”.

Cinzia Minucci, già consigliera delegata alle Pari Opportunità e responsabile della Casa della Famiglia ha sottolineato il valore della “solidarietà e del solidarismo” ingredienti capaci “di dare vero senso alla vita”. In tal modo Minucci ha ringraziato tutti i volontari al servizio presso la struttura nell’assistenza sociale, legale e psicologica di chi ne ha bisogno”.

Alessandra Zampilloni, psicologa operante presso la Casa della Famiglia ha spiegato l’importanza di “intervenire a livello preventivo sui segnali prodromici. Per questo l’azione della Casa della Famiglia dovrebbe essere per lo più preventiva”.

Germana De Angelis del Gruppo Idee ha illustrato, anche grazie alle testimonianze delle due detenute presenti, il senso del progetto “Ricuciamo” da cui ha preso vita il brand NeroLuce – Made in Rebibbia.

In sala erano presenti come sfondo tre abiti a comporre un tricolore e uno stendardo con tante tasche pronte a ospitare i pensieri e le impressioni sulla tutela delle donne.

Toccante anche la testimonianza della giovane Mary Sangiovanni, ciampinese “ex vittima di violenze” responsabile dell’associazione “Noi Angeli sulla Terra”.

“Perché bisogna avere le ali per combattere il male e la violenza di genere perché siamo donne, non bersagli”.

Struggenti le letture della brava attrice Francesca La Scala che hanno spaziato da un forte testo incentrato sulla storia di Donatella Colasanti, sopravvissuta al massacro del Circeo fino al brano dantesco che dava il titolo alla giornata con la storia di Pia de’Tolomei, vittima ante literram di un femminicidio entrato nella più somma opera letteraria “La Divina Commedia”, introdotto dalla lectio di una giovane dantista marinese, Martina Michelangeli.

A conclusione della giornata, sullo sfondo delle note struggenti della canzone “Donne” di Mia Martini, la sfilata e il tableau vivant di sei elegantissime modelle dal volto reso dai trucchi significativamente tumefatto.

A conclusione il brano bellissimo quanto forte di Lando Fiorini, nella versione riarrangiata dall’Orchestraccia, che racconta la storia di un femminicidio, la storia di Lella, uccisa in un silenzio durato quattro anni e scoppiato in una confessione ruvida quanto incredibilmente senza sensi di colpa del suo assassino. Una canzone che purtroppo rispecchia la tristissima fine di molte donne. Una fine che non vorremmo più dover scrivere.