Vogue Fashion Night Out 2014: così è, se vi pare

HomePLAY TIME 2

Vogue Fashion Night Out 2014: così è, se vi pare

voguedi Annalisa Sofia Parente

VFNO 2014 Roma. E’ cool anche l’acronimo, anche se cacofonico. Se poi si pronuncia il nome per intero, allora la Vogue Fashion Night Out sprigiona tutto il suo fascino e diventa appetibile anche a chi è refrattario alla moda, a Vogue o all’inglese, addirittura.

Ieri sera il centro romano, quello che pullula di negozi patinati e inaccessibili o catene d’abbigliamento, accessori e make up low cost ma di tendenza, è stato invaso da una fiumana di gente che intasava l’ingresso dei fashion brand più desiderabili nell’immaginario collettivo, oppure di quelli che offrivano un aperitivo decente (oltre al dj set che, diciamocela, può essere apprezzato solo dopo aver messo qualcosa nello stomaco).

‘Un gran successo’, a vedere la partecipazione e il trambusto a ritmo di musica e di flash nel cuore di Roma e soprattutto considerando che ricavato della VFNO sarà devoluto all’ associazione Differenza Donna per le vittime di violenza (sembra che moda e la beneficenza sono diventate amiche inseparabili)

Ma a guardare davvero, squarciando il velo di Maya tempestato di paillettes e, è apparso tutto un po’ meno glitterato e più grottesco: la folla di fashionisti è diventata una orda di ragazzine, ragazzini o adulti gonfiati e travestiti da tali che scorrazzavano in Via del Corso con palloncini e gadgets sentendosi come Blair e Serena di Gossip Girl in giro per la 5^ strada di Ny, o che aspettavano di entrare nel fashion shop di turno, con il prosecchino nel flute di plastica nella mano sinistra e lo smartphone sparaselfie nella destra.

E intanto, nei vicoletti di un centro così fervente, si scorgevano lunghe e magre figure vestite con abiti da super gala che sfidavano i sampietrini per la buona riuscita di shooting on the street che attiravano lo sguardo o lo scatto di qualche passante (quando non venivano ignorate).

Salvo qualche evento più ‘intimo’ e curato nei dettagli (e per questo meno di massa) la VFNO è stata l’occasione, per tutti, di sentirsi parte di un mondo che non appartiene alle personecomuni. E’ stata l’occasione per entrare da Chanel senza sentirsi a disagio o inappropriati sapendo che con il costo di una delle sue borsette ci si paga il mutuo di casa.

La VFNO, aprendo il tridente della moda capitolina al pubblico, ha regalato il sogno di poter essere davvero protagonisti di un fashion system che però, paradossalmente, fonda la sua ragion d’essere proprio nella ‘Custodia’ elitaria della Verità e nella elargizione concessa dei suoi dogmi (da riconoscere e rispettare) alle persone comuni.

Perchè le persone comuni, dopo avere bevuto qualche cocktail qua e là e dopo essersi scattate una selfie davanti alla scritta di Tiffany, sono state richiamate da quel mondo di cose reali dove esistono cose reali, come il morso della fame: e così il posto più vicino in cui poter mangiare ( accessibile ad un portafogli comune) era stracolmo e intasato nell’attesa, questa volta, di hamburger e patatine.

Tra queste persone ovviamente c’ero anche io.