Si è conclusa la fase di ricerca sul campo relativa al monitoraggio del Falco Pellegrino nei Castelli Romani foto di Riccardo Caldoni).
Il progetto, attivato dalla Regione Lazio, ha coinvolto le Aree Protette regionali, ed ha avuto l’obiettivo (dettato dalla della Deliberazione di Giunta Regionale n. 497/2007)
di monitorare, nel Lazio, la presenza di tre specie di interesse comunitario: l’Aquila Reale, il Falco Lanario e il Falco pellegrino. Si tratta di tre specie di rapaci “rupicoli”, cioè nidificanti su pareti rocciose.
Nei Castelli Romani, delle tre, è presente solo il Falco Pellegrino; dunque, la ricerca si è concentrata su questa specie. La ricerca sul campo è iniziata in Primavera e si è da poco conclusa, la Regione sta raccogliendo tutti i dati per poi elaborare i risultati; si possono intanto fare delle prime valutazioni per quanto riguarda i Castelli Romani. Si conferma che i tre siti occupati lo scorso anno da altrettante coppie nidificanti continuano ad essere utilizzati dai falchi pellegrini, che anche nel 2014 sono tornati a riprodursi nell’area protetta.
Si confermano, pertanto, i siti riproduttivi già noti e non se ne registrano di nuovi, vista anche la carenza di luoghi adatti alla nidificazione che, dunque, tende a concentrarsi negli stessi posti; nel 2014, solo una delle tre coppie ha portato a termine la stagione riproduttiva, con l’involo di nuovi nati.
Pur considerando tale evento normale, in quanto in Natura accade che, per tanti motivi (ad esempio, la disponibilità di cibo, lo stato di salute di uno dei due uccelli), la cova
inizi e non vada a buon fine o non inizi affatto, si può ipotizzare che, fra le cause esterne, ci possa essere stato il fatto che i due siti riproduttivi per i quali non sono stati registrati involi siano stati oggetto di disturbo da parte delle attività umane, anche in quanto prossimi a zone urbanizzate e frequentate da persone; elementi, questi, che potrebbero aver condizionato sfavorevolmente l’esito della stagione riproduttiva.