REvisione, l’architettura rispetta l’ambiente: parola a Alessandra Vitale

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REvisione, l’architettura rispetta l’ambiente: parola a Alessandra Vitale

tolfarevisionedi Marco Montini

Un’edizione caratterizzata dall’utilizzo di materiali di recupero forniti dalla popolazione del luogo, quella di TolfArte 2014, terminata lo scorso 3 agosto. Il Festival Internazionale degli Artisti di Strada e dell’Artigianato Artistico, che si svolge ogni anno a Tolfa, quest’anno ha avuto un occhio particolare al riciclo e alla sostenibilità ambientale. Oltre alle tradizionali esibizioni ed esposizioni dei vari artisti, quella del 2014, dunque, si è dimostrata un’edizione di innovazione soprattutto per quanto riguarda l’allestimento architettonico degli spazi esterni che ospiteranno la manifestazione. L’amministrazione comunale di Tolfa si è affidata, infatti, ad un equipe di quattro giovani architetti il cui approccio è caratterizzato dal rispetto dell’ambiente e soprattutto dal recupero di materiali del posto per le realizzazioni e l’allestimenti degli spazi: Alessandra Vitale, Emanuele Panzini, Flavio Pettinelli e Cristian Fortunato, questi i quattro architetti, raccolti sotto il nome di “REvisione”. Li abbiamo incontrati per approfondire la tematica e, tramite l’architetto Alessandra Vitale, hanno risposto alle nostre domande.

Lei è una giovane architetto, qual è il suo approccio? “L’attuale momento critico mi da una spinta maggiore a livello creativo e aumenta la voglia di mettermi in gioco,oggi il lavoro non ci bussa alla porta, va creato, inventato, bisogna allargare le prospettive non trascurando il territorio, rispondendo alle esigenze che esso chiede, partendo dalle piccole cose che ci circondano e che già esistono, dallo spazio abitativo a quello collettivo, al fine di migliorarne la vivibilità e fruibilità. Non bisogna però dimenticare alcuni valori come l’aspetto deontologico, questa professione non deve limitarsi al solo gesto progettuale ma è importante anche curare i rapporti con colleghi e clienti, non è più un mestiere singolo, come avveniva un tempo, siamo stati influenzati dalla cultura anglosassone, oggi si lavora in team. Creare una squadra da più forza, arricchisce un progetto e noi stessi. E’ per questo mi sono voluta unire a Revisione”.

Insieme ad altri tre colleghi ha fondato il gruppo REvisione. Ci vuole parlare della vostra visione? “Il nostro orientamento si basa sulla ricerca di nuove prospettive di architettura che abbia come punti di forza l’innovazione e il rispetto dell’ambiente, creando progetti atti a valorizzare e riqualificare attraverso i temi del recupero, della partecipazione e autocostruzione. L’intento è quello di intervenire su spazi pubblici e privati garantendo quel rinnovamento necessario a fronteggiare le nuove necessità del nostro tempo, proponendo nuovi metodi per vivere lo spazio”.

La tematica del riuso e dei materiali di recupero è sempre più sentita, secondo lei quali sono le prospettive future? “Poiché i vantaggi sono numerosi, da un esigenza economica sta scaturendo un vero e proprio stile di vita e questo comporterà sempre più innovazioni tecnologiche legate a questa materia. Inoltre stanno assumendo sempre più importanza nella fase progettuale i criteri di ‘ecoinnovazione’ al fine di creare prodotti sostenibili”.

Quali sono gli aspetti positivi per la collettività dell’usare materiali di recupero? “I benefici che ne traiamo riguardano l’aspetto economico, energetico, salutare, ed è un modo per incrementare la ricerca”

Come è nata la collaborazione con TolfArte? “Siamo stati colpiti, venendo gli scorsi anni da spettatori a questo evento, dal potenziale di questo luogo, abbiamo cosi deciso di proporre noi direttamente la nostra idea progettuale per migliorare la funzionalità degli spazi”.

Avete coinvolto anche la cittadinanza di Tolfa in un’ottica di autocostruzione e partecipazione, vuole spiegare meglio in che modo? “La comunità giovanile di Tolfa ci ha dato una grandissima mano per quanto riguarda il reperimento dei materiali e con la cittadinanza abbiamo instaurato un dialogo che ci ha facilitato ad entrare nel cuore del luogo per apprenderne in modo più approfondito le necessità”.

Il vostro gruppo è sensibile ed attento alle questioni di impatto ambientale, può dirci in che direzione si sta andando oggi? “Sicuramente ci stiamo focalizzando sempre più sull’impiego di ‘materiali antichi’ come ad esempio il bambù, è una delle piante a più rapida crescita ed è ecosostenibile, da utilizzare però con tecniche costruttive innovative. E’ la manodopera su cui dobbiamo ancora tanto lavorare per sfruttare al meglio materiali come questo”.

Gli architetti negli ultimi anni hanno conquistato sempre più il favore del grande pubblico – è noto soprattutto il fenomeno archistar – a cosa pensa sia dovuto? “Gli attuali sistemi di comunicazione di massa hanno contribuito notevolmente all’amplificazione di questo fenomeno. La figura dell’archistar è il prodotto di una società spesso legato a mode passeggere”.

Se potesse ripensare architettonicamente uno spazio urbano della città di Roma quale sarebbe e cosa farebbe? “Le rive del Tevere. E’ un asse importante che collega quartieri, ponti storici e moderni. Lo immaginiamo con una pista ciclabile nuova, alternando servizi ed aree dedicate al relax, sport e spazi gioco. Intanto, ripensando spazi urbani, siamo già al lavoro per il concorso che riguarda il parco dell’Exsnia. Speriamo che esca a breve un concorso anche per la riqualificazione degli spazi adiacenti al nostro fiume”.