Garantire ed agevolare l’accesso dei detenuti delle agli studi universitari. E’ questo l’obiettivo della Convenzione firmata questa mattina dal Garante dei Detenuti del Lazio, avv. Angiolo Marroni, dal Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Dott.ssa Maria Claudia Di Paolo e dal Rettore dell’Università Roma Tre, Prof. Mario Panizza.
La Convenzione prevede, appunto, forme integrate di collaborazione tra le istituzioni con l’obiettivo primario di offrire ai detenuti la concreta opportunità di accedere agli studi universitari, superando le limitazioni derivanti dal loro stato.
La Convenzione originaria, firmata nel 2011 tra Garante ed Università Roma Tre, è stata estesa anche al Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria (PRAP) con lo scopo di garantire uniformità nelle modalità di accesso dei docenti e nelle possibilità di studio dei detenuti in tutte le strutture penitenziarie della Regione dove vi siano studenti iscritti a Roma Tre. L’ambizioso obiettivo di questo nuovo accordo è quello di creare un Polo universitario per detenuti del circuito penitenziario di media sicurezza di Roma, simile a quello già creato per il circuito Alta Sicurezza a Rebibbia N.C. con l’Università di Tor Vergata.
Le strutture penitenziarie coinvolte nel progetto universitario di Roma Tre sono nove, con 32 detenuti (di cui 6 in misure alternative al carcere) iscritti ai percorsi didattici. Nell’ambito della Convenzione, in due anni nelle carceri del Lazio sono stati sostenuti 84 esami e 32 incontri didattici, oltre ad una richiesta sempre più ampia di accesso ai corsi di laurea di Roma Tre. In un biennio gli studenti iscritti sono, infatti, passati da 8 a 32 e, per il prossimo anno accademico, vi sono già 12 richieste d’immatricolazione ex novo. Il quadro è stato arricchito dal conseguimento, nel carcere di Regina Coeli, della laurea triennale con il massimo dei voti da parte di due studenti del DAMS-Lettere e Filosofia che hanno iniziato e concluso i loro studi in carcere.
Le Facoltà più scelte sono Lettere e Filosofia (12 iscritti nei vari corsi di laurea in DAMS, Storia, Filosofia, Comunicazione e Lingue Straniere) e Scienze della Formazione (7 iscritti), ma vi sono studenti anche a Giurisprudenza (5), Economia (3), Ingegneria (1) e Scienze Politiche (4) . Al momento della firma sono state rilasciate le seguenti dichiarazioni:
“L’impegno che Roma Tre assume oggi con la firma della convenzione è la naturale prosecuzione di un percorso avviato tre anni fa attraverso un protocollo firmato dal Rettore Guido Fabiani e dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni” – afferma il Rettore dell’Università Roma Tre il Prof. Mario Panizza.
“Per un detenuto, iscriversi ad un corso di laurea vuol dire intraprendere un percorso che richiede grande responsabilità, impegno e costanza” – prosegue il Rettore Panizza.
“L’auspicio per il futuro è arrivare a una sede organizzata per i detenuti che desiderano avviare un percorso di studi universitario, con l’obiettivo di agevolare la trasmissione della conoscenza, semplificare il lavoro dei tutor, migliorare la trasmissione dei documenti e dei testi e condividere gli spazi.”
«Il diritto all’istruzione ed alla cultura, il cosiddetto “nutrimento dell’anima”, sono patrimonio di tutti i cittadini indipendentemente dalle condizioni in cui essi si trovano – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – I lusinghieri risultati raggiunti nei primi due anni di collaborazione con l’Università Roma Tre e ci hanno spinto a rinnovare questo impegno sulla base di obiettivi ancor più ambiziosi. L’istruzione, la cultura e la formazione sono fattori cardine del percorso di rieducazione del condannato sancito dall’articolo 27 della Costituzione. Si tratta di aspetti troppo spesso sottovalutati destinati, tuttavia, non solo ad affermare la cultura della legalità in carcere ma anche ad incidere in maniera determinante sul futuro dei detenuti. E’ statisticamente provato, infatti, che il basso livello di istruzione è uno dei fattori che contribuiscono ad emarginare coloro che, scontata la pena, tornano nella società».
“La Cultura è la chiave più nobile per la costruzione di una coscienza”, ha dichiarato la Dott.ssa Maria Claudia Di Paolo, Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, che ha anche comunicato alcuni dati relativi alla situazione nelle carceri del Lazio.