di Adriano Palozzi*
Ancora prima delle elezioni regionali e politiche, ero convinto che il fenomeno Grillo si sarebbe sgonfiato nel giro di poco tempo. Certo, non immaginavo che la “profezia” si sarebbe avverata dopo soltanto cinque mesi. Il risultato delle amministrative lo ha svelato. Il voto di protesta affidato al M5S si é trasformato in astensionismo. Così si è scoperto che il pifferaio magico non riesce più a trascinare la folla degli insoddisfatti e che il suo movimento sarà presto destinato a scomparire. Chi, come me, sta dedicando e sacrificando la propria vita alla politica aveva immaginato tutto questo e, oggi, può concedersi un sorriso. Tuttavia, molto amaro. Sebbene, infatti, nel microcosmo di Grillo e Casaleggio si tenti di minimizzare la débâcle, la situazione attuale in cui versa il Paese si fa sempre più chiara facendo emergere con ancora più vigore la crescita del malcontento che allontana gli elettori dalla politica. Il problema reale del Paese é questo, non certo Grillo che, ostinato a non ammettere il proprio fallimento, é arrivato addirittura ad addebitare agli elettori la colpa di non avergli rinnovato la fiducia. Ma, poi, perché avrebbero dovuto farlo? Subito dopo l’ingresso del M5S in Parlamento, i grillini non hanno saputo gestire la posizione guadagnata. Non hanno capito il senso, l’importanza e la responsabilità di quanto era stato affidato loro dagli elettori. Si sono alambiccati in questioni stupide e in prese di posizione disfattiste: stipendi dimezzati, scontrini più o meno dichiarati e giornalisti demonizzati. Niente che avesse a cuore le sorti del Paese. Hanno preferito togliersi d’impiccio, rifugiandosi nel porto sicuro dell’opposizione, anziché scommettere su eventuali alleanze e governare. Questo a riprova che c’era più fumo che arrosto dietro i comizi sbraitanti di Grillo. E gli italiani, che saranno pure un popolo di pecoroni, ma che di certo non sono stupidi, hanno provato a credergli, scoprendo ben presto che si erano imbattuti in un errore clamoroso. Le analisi sul precoce tracollo di Grillo, in queste ore, si stanno consumando in ogni dove: giornali, riviste, telegiornali e talkshow. L’ho appena fatto anch’io, non per limitarmi esclusivamente a dire la mia o per ribadire inutili “l’avevo detto”. No, come ho già detto, il problema non é Grillo, lui sfumerà e scomparirà. Il problema é, e resta, la sfiducia degli elettori nella politica che, con il voto delle amministrative, ci ritorna di nuovo in faccia come un sonoro schiaffone. A votare é andato poco più di un italiano su due, a Roma questo dato si é esasperato ulteriormente. L’avanzare dell’ esercito dei non votanti, poco importa se origini a destra o sinistra, é preoccupante, ma non ferma il mio ottimismo. Faccio politica da quando ero ragazzino e non ho mai smesso di credere che si tratti di un valore fondamentale e assoluto per la salvaguardia della democrazia. Non biasimo chi non la pensa così, ma é tra i miei doveri di uomo politico tentare di recuperare chiunque dalla politica si senta tradito. Una forza politica degna di tale nome non é la meteora che illumina e poi scompare. Una forza politica vera é quella che resiste alla crisi economica, alla crisi dei partiti, alla crisi dell’elettorato. Quello che il centrodestra sta cercando di fare oggi per il Paese: siamo al governo in Parlamento, siamo in opposizione nella Regione Lazio, comunque siamo e resteremo per quell’elettorato di centrodestra che ci vuole ancora e anche per tutti i cittadini che si sentono disorientati. É un momento difficile per il nostro Paese, ma non é rifiutando di esercitare il diritto di votare che si risolveranno i problemi. Sono sempre più convinto che la fiducia degli elettori si guadagna sul campo, con idee e risultati utili al loro benessere e con una politica interessata al bene della collettività e non all’utilità personale.
Verbi che dovrebbero suonare ripetitivi in un Paese civile ma che purtroppo restano una notizia in Italia.
L’inversione di marcia, però, è da portare a termine. I movimenti partecipino pure alle elezioni ma saranno i partiti a dover tornare a dare una nuova anima alla democrazia. E’ l’ultimo avviso. Ce l’ha detto con nettezza il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano all’atto della sua rielezione. Ce lo hanno ripetuto gli italiani con le loro astensioni e la loro manifesta disaffezione. Ora o mai più è il tempo delle risposte. Il governo Letta è il primo a doversi sentire avvisato.
* Consigliere regionale del Lazio del Pdl