La coalizione del premier uscente analizza il voto. Incontro Monti-Casini. Il senatore Oliviero rilancia l’idea Pd-Pdl-centristi per governare il Paese
L’altro centrodestra, quello riformista di Mario Monti, guarda avanti. Dalle parti di Scelta Civica, infatti, sono soddisfatti del loro risultato alla Camera e puntano, guidati dal torinese Andrea Oliveiro, col coordinamento nel ruolo di presidente di Andrea Riccardi, di andare avanti.
Mercoledì scorso in contemporanea con l’assise Pd, si è svolta infatti a Roma anche la prima assemblea del movimento ispirato a Mario Monti
A latere proprio dell’assemblea Oliviero già parlava alle radio dichiarando la volontà, da parte dei montiani, di sostenere il governo con una maggioranza costituita da Pd-Pd e lista Monti.
“L’ideale è un governo Pd, Pdl e Scelta Civica. Bisogna rendersi conto –osserva Olivero- che il sistema è crollato, Pd e Pdl sono dimezzati e non sono più due forze maggioritarie che possono tendere al 51%”.
“’Credo che la figura di Mario Monti -prosegue l’esponente di Scelta Civica – sia stata ed è utile al Paese ma la forma non credo possa essere quella di una ‘prorogatio’ che non puo’ riuscire a risolvere la necessità di stabilità, di garanzia e di tenuta. Noi speravamo di essere decisivi ma avremmo dovuto fare un risultato intorno al 20% per determinare una maggioranza. Dovevamo essere i grillini responsabili e invece siamo stati solo responsabili”. Per quanto riguarda il rapporto con l’Udc, Olivero conclude: “Sarebbe un errore riproporre Scelta Civica come grande Udc. E non immagino che Scelta Civica e Udc possano federarsi per costruire un nuovo soggetto. Questo sarebbe antistorico. Bisogna andare verso un soggetto politico nuovo dei riformisti’”.
UDC VERSO IL CONGRESSO – Analisi del voto e convocazione del congresso: sono questi i due punti all’ordine del giorno del Consiglio nazionale dell’Udc, previsto per giovedì all’hotel Marriott. Un incontro a porte chiuse che si svolgerà giovedì prossimo e che, alla luce del risultato elettorale, per i centristi si prefigura come una vera e propria resa dei conti. Sul banco degli ‘imputati’ il leader Pier Ferdinando Casini, accusato di aver fatto scendere il partito sotto il 2 per cento alla Camera. I centristi, infatti, con l’1,78 per cento porteranno a Montecitorio solo otto deputati grazie al ‘premio’ riservato dal Porcellum al miglior perdente della coalizione. Un risultato al di sotto delle aspettative, la cui ‘croce’ potrebbe essere addossata al leader del partito, che secondo indiscrezioni potrebbe addirittura decidere di non presentarsi alla riunione. Intanto lunedì Casini ha incontrato Mario Monti per fare un’analisi del voto e discutere del futuro dell’alleanza. Tra i temi del faccia a faccia anche quello dei gruppi unici e della nomina dei capigruppo. E se Monti dovesse insistere per attribuire entrambi i ruoli a esponenti di Scelta Civica molti uomini dell’Udc sono pronti a scommettere che i malumori nel partito si moltiplicheranno.