“Con Storace presidente riportiamo i cittadini del Lazio al governo della Regione”
Il sindaco di Marino candidato al Consiglio regionale con il Pdl: “In questa campagna elettorale ho conosciuto da vicino tutte le persone di Roma e di tutta la provincia. L’ultimo evento prima del voto lo riservo alla mia città per dire grazie dell’affetto e per ricordare a tutti che il modello di coalizione politica e di amministrazione che da sette anni governa Marino deve tornare anche al governo dell’Italia: un centrodestra ampio, delle libertà, delle riforme, del futuro. Solo così portiamo davvero l’Europa a casa nostra e potremo costruire un futuro per i nostri giovani”
di Daniele Priori
La grande corsa di Adriano Palozzi, in campagna elettorale, si concluderà a Marino. L’ultimo atto precedente all’atteso week end elettorale sarà venerdì 22 febbraio alle ore 18 presso il Grand’Hotel Helio Cabala di Marino dove il Palozzi candidato a un seggio alla Pisana con il Pdl per Storace presidente, si rivedrà anche sindaco, abbraccerà ancora una volta la propria città ma soprattutto avrà modo di fare l’appello finale al termine di una campagna elettorale che l’ha visto presente in tutta Roma e provincia.
Sindaco, che campagna elettorale è stata?
“Breve, intensa, senza respiro, sempre a confronto con le persone. Ho avuto modo di ascoltare persone dal litorale nord ai Castelli, da Roma all’area casilina e prenestina. Ho conosciuto ancora meglio la realtà territoriale e il tanto disagio sociale che c’è in questo momento storico. Anche per questo ho preso ancora più coscienza di quanto lo slogan elettorale che abbiamo scelto ‘Oltre. Ricominciare è possibile’ sia davvero un manifesto di intenti. Lo dobbiamo al nostro territorio e alla nostra gente”.
Eppure la sfida non è facile. Il centrosinistra era e resta in vantaggio con Zingaretti…
“Guardi, i sondaggi non si possono diffondere ma sento, percepisco negli occhi della gente un cambio di spirito. E’ come se d’un tratto abbiano capito che il centrodestra, specie la nuova classe dirigente in rampa di lancio, abbia davvero qualcosa da dire, qualche argomento in più rispetto a chi ci ha preceduto. Guardare oltre significa anche puntare lo sguardo al 2020, non continuare a rimpiangere il 1994. Stiamo iniziando una fase che, piaccia o meno, si proietta verso una auspicabile Terza Repubblica…”.
Nel Lazio però avete riproposto Storace…
“Guardi, aspettavo questa domanda e le dico che lo Storace che sosteniamo, oltre ad essere il militante appassionato e ricco di consensi nelle zone più popolari di Roma che da sempre votano a destra, è stato anche l’ultimo presidente che ha aperto ospedali, che ha tenuto a bada la disoccupazione, che ha dato alla Regione una prospettiva di sviluppo e buona organizzazione, elementi venuti del tutto meno nel quinquennio successivo, grazie al caos creato dalla giunta Marrazzo. Per il resto, basta guardare le liste, dove noi siamo chiamati a cercare tante preferenze, parlano chiaro: il ricambio è in corso. E io sono orgoglioso di essere uno dei principali animatori. Io dico che abbiamo buone speranze”.
Di vincere?
“Certo. Giochiamo per vincere e corriamo. Noi siamo movimento, Zingaretti è l’immobilismo. Noi con Storace rappresentiamo anche il coraggio di dire: porremo fine al commissariamento sulla sanità. Zingaretti ha detto chiaramente che non se ne parla. Io a chi ci sfida recitando il ruolo del bravo governatore a prescindere da ciò che accadrà dico: ci vogliono calma, coraggio, capacità, sangue freddo a trattare temi come l’ambiente, la gestione dei rifiuti, il confronto, su questi temi, con il Governo nazionale e l’Unione Europea. Con tutto il rispetto non è di wi-fi che stiamo parlando…”.
Come ha vissuto la sua candidatura da uomo della provincia romana? Qualcuno dice che è una sfida impossibile con i candidati romani. E’ vero?
“E’ sbagliata la prospettiva. Io sono approdato a questa avventura certamente sostenuto dall’affetto della mia città, prima testimone di sette anni di buon governo della nostra giunta. Ma oltre alla buona amministrazione va valutato anche il lavoro politico, quindi il metodo e le idee che cerco di portare in Regione. Marino, un comune di oltre 40mila abitanti, non è un paesetto di provincia ma una realtà culturale, sociale, economico-produttiva che si affaccia sulla via Appia a 15 chilometri dal centro di Roma. Marino ha rappresentato per il centrodestra nell’ultimo decennio un caposaldo, un laboratorio politico ora più che mai unico. Da noi il centrodestra è autentico. Non sono le macerie sparse in partiti e partitini che vediamo oggi. L’unico modello col quale potremo tornare a affermare con nettezza la maggioranza che c’è da sempre in Italia: moderata, liberale, di centrodestra. Marino è la parte più profonda del mio cuore. Dove sono cresciuto, ho studiato, dove vivo e continuerò a vivere. Pezzi di esistenza impossibili da rimuovere. Con i miei concittadini c’è un continuo scambio di affetto e sostegno sincero di cui mai potrò finire di ringraziarli. Anzi,di più, vorrei ripagarli con il mio impegno alla Regione Lazio. Non da ultimo voglio portare in Regione la mia esperienza alla guida di una importante azienda regionale come Cotral, la più grande azienda di trasporti in Europa nella quale sotto la mia presidenza, nonostante la situazione da mani nei capelli che abbiamo trovato, è cominciata una stagione di rinverdimento dei bilanci, di taglio agli sprechi, di contatto diretto con sindacati e dipendenti, di ricerca di un’efficienza almeno discreta”.
Sembra molto sicuro di sé…
“Non sicuro ma certamente cosciente di un lavoro svolto fino ad oggi grazie ai riscontri e ai risultati a livello politico e amministrativo ottenuti in questi anni. Un laboratorio politico e di idee per il futuro che intendo portare anche in Regione”.
Allora vada con l’appello finale…
“Guardiamo tutto quello che è accaduto in negativo. Il motivo per cui oggi, anzitempo, siamo chiamati alle urne per la Regione. Pensiamo al divario sociale che c’è tra la gente e quella pessima politica che ha approfittato di privilegi e soldi pubblici. Poi iniziamo a muovere i primi passi verso il futuro. Noi non promettiamo nulla. Io sostenendo il progetto di Storace voglio garantire il massimo impegno, la massima onestà, l’assoluta volontà di riportare il Lazio, i suoi prodotti, le sue numerose eccellenze, Roma e tutta la sua splendida provincia al livello che ci compete: nel cuore dell’Italia, al centro del Mediterraneo, proiettati verso la nuova idea di Europa di tutti e per tutti che vogliamo costruire e portare anche qui. Il mio, dunque, non è un appello ma un sogno e lo riservo ai giovani: vorrei vederli tornare a casa, trovare lavoro, costruire una famiglia, garantire futuro loro con noi, assieme, alla nostra Regione e alla nostra Italia. Per questo dico che ricominciare è possibile. E dobbiamo farlo ora”.