VATICANO, L’ADDIO DI PAPA BENEDETTO:DIMISSIONI IL 28 FEBBRAIO

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VATICANO, L’ADDIO DI PAPA BENEDETTO:DIMISSIONI IL 28 FEBBRAIO


L’UMILE LAVORATORE SCONFITTO DALLA DITTATURA DEL RELATIVISMO

di Daniele Priori

La dittatura del relativismo ha vinto contro l’umile lavoratore. La vigna del Signore è troppo vasta e Papa Benedetto anziano al punto da chiedere di abbandonare in anticipo, lasciare la sede pontificia, richiamando alla memoria quel Celestino V, unico precedente datato 1294, otto secoli fa.
Come si dice in questi casi siamo più che mai al cospetto della Storia.
Era scritto con lettere di fuoco, sin dal giorno prima della sua elezione, che il pontificato di Joseph Ratzinger non sarebbe stato banalmente conservatore. E davvero non lo è stato.
Benedetto XVI ha dichiarato guerra al relativismo, nemico della Chiesa moderna, additato con chiarezza nell’omelia della “missa pro eligendo romano pontefice” celebrata proprio dall’allora cardinale Ratzinger il giorno prima di varcare il soglio. Quindi la lotta intestina alla Chiesa, sostenuta con forza da Joseph Ratzinger, non solo tra conservatori e progressisti, e un coraggio che quasi non somigliava alla figura del fine teologo che tutti hanno conosciuto e letto.
Ma tant’è. Il Papa della Baviera, descritto come freddo ma al tempo stesso dolce, musicista, amante dei gatti quanto fermo nelle proprie convinzioni e capace di affrontare i nervi scoperti della Chiesa, su tutti il dramma della pedofilia, ha gettato la spugna ufficialmente per colpa dell’incedere degli anni.
Impossibile non pensare in tal senso alle ultime bordate subite dal pontificato di Papa Ratzinger, la diffusione del materiale privatissimo in un libro pubblicato la scorsa primavera, la fine di un’epoca che voleva le stanze vaticane impenetrabili.
Ciò che è peggio, però, e a testimoniarlo è stato il prevedibile perdono comminato a Natale all’unico imputato per la fuga di documenti, il cameriere pontificio Angelo Gabriele, è che i corvi fossero ben più in alto del solo maggiordomo, esecutore finale. E questo, molto più dell’età, può essere stato il tocco fatale ad aver colpito e costretto alle dimissioni Benedetto XVI, sconfitto dall’interno, come era stato sconfitto il povero Albino Luciani, Papa Giovanni Paolo I, il cui brevissimo pontificato si è concluso con tempi e modalità decisamente più medievali.
Così alla morte in condizioni ancora misteriose di Papa Giovanni Paolo I, all’ attuale umile lavoratore in servizio fino al prossimo 28 febbraio alle 20, salvato forse, già durante lo scandalo Vatileaks, proprio da quel segretario fidatissimo Georg Ganswein, pochi giorni fa nominato vescovo, deve essere stata data una via d’uscita non meno clamorosa: le dimissioni. Per un Papa che voleva essere teologo, è stato costretto ad essere soldato e ora, stanco e un po’ sconfitto, lascia a chi verrà dopo. Le altre risposte, dunque, arriveranno dal Conclave nel mese di marzo dal quale, inevitabilmente, a prescindere da ogni norma di diritto canonico, dopo la fumata bianca uscirà per la prima volta nella Storia moderna, un Papa in seconda, o meglio, un secondo Papa vedremo quanto vicino o lontano al Pontificato conclusosi con le dimissioni. E anche quella sarà una risposta.