Addio Mariangela Melato diva d’altri tempi

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Addio Mariangela Melato diva d’altri tempi

di Daniele Priori

La “milanese” del cinema italiano “travolta” a Roma da un destino purtroppo comune nel cielo d’unmattino di gennaio. Nemmeno troppo gelato. Aveva 71 anni.  
Il 2013 delle scomparse illustri lo saluta per prima, tristemente,  una diva vera: Mariangela Melato. Nome allitterante, da attrice, dolce come il latte e il miele, volto da tedesca, come era suo padre. Piglio milanese, come era sua madre da cui era nata 71 anni fa.

Figlia della guerra, venuta al mondo in piena guerra, appassionata di recitazione, quella necessità primaria per lei e catartica, una divina “mimesis” che aveva messo in scena prima in teatro, scoperta a fine anni Sessanta da Luca Ronconi, nelle tragedie greche e in Shakespeare, quindi nel cinema. Icona di un modo di essere signorili, di una nobiltà decaduta tardottocentesca. Era diventata icona del suo stile grazie alla ruvida ironia di Lina Wertmuller che, come altri grandi registi, l’aveva voluta al cinema, nei suoi film più famosi da “Mimì metallurgico ferito nell’onore” del 1972 a “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” del 1974 dove lei, sciura milanese altolocata, è protagonista di un confronto forzato, dopo un naufragio su un’isola deserta. col marinaio cafone comunista e terrone, Gaetano Carunchio, interpretato da un magistrale Giancarlo Giannini. Poi altri trent’anni di successi eleganti quanto discreti. È stato facile e bella ammirarla ancora su molti palcoscenici , come in qualche fiction tv. Era rassicurante vedere il suo sorriso spuntare di tanto in tanto su qualche locandina sotto il metrò.
Fino alla malattia che ha costretto “la milanese” del cinema italiano, Mariangela Melato, a prendere la via delle quinte, travolta da un destino dannatamente molto comune quanto tragico, in questo inizio secolo, il tumore al pancreas che ce l’ha rubata nel cielo nemmeno troppo gelato d’una mattina di gennaio, in una clinica romana. Sipario.