Mobilità e disabili, c’è davvero tanto da cambiare

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Mobilità e disabili, c’è davvero tanto da cambiare

autobus disabiliIl rapporto tra persone con difficoltà motorie e trasporto su ferro e gomma è desolante

di Riccardo Manai

Il quadro presentato dall’associazione Codici circa l’accessibilità alle stazioni è piuttosto chiaro. Allargando il discorso a quello che è il rapporto tra il mondo dei servizi di trasporto e le persone con difficoltà motorie, abbiamo rivolto qualche domanda a Giuseppe Trieste, presidente del Fondo Italiano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche (Fiaba) nonchè apripista dello sport per disabili in Italia, con diverse medaglie conquistate in tre edizioni delle Paralimpiadi.

Allora quale è attualmente la situazione dei trasporti pubblici per i disabili?

“Be’, la situazione non è bella, poco ma sicuro. Ci troviamo costretti a fare i conti con dei trasporti vecchi, obsoleti ma, quello che è peggio, è che all’orizzonte non si vede cambiamento”.

Come mai questo sconforto? Cosa c’è che non va negli attuali mezzi pubblici?

“Partiamo dal presupposto che non tutti i mezzi pubblici garantiscono l’accesso a persone con difficoltà motorie e già solo questo basta a scoraggiare molti disabili a prendere i mezzi pubblici. Sugli autobus spesso le pedane vengono smontate in seguito a dei guasti. Ecco quindi che capita di dover fare i conti con autobus che all’interno sono predisposti per accogliere disabili, presentano il simbolo per il loro trasporto, ma in realtà non riescono a farli salire a bordo. Un paradosso”.

Se quindi il trasporto su gomma sembra essere del tutto inadeguato, come è la situazione per quello su ferro?

“Per quanto riguarda i treni, rispetto al passato, le cose sono cambiate. Purtroppo…”

Come purtroppo?

“Fino agli anni ’90, i treni erano sì inaccessibili ma, attraverso l’aiuto di un accompagnatore, potevo comunque salire. Ora, paradossalmente, la situazione è peggiorata. Il 90% dei treni nel trasporto regionale è ancora non accessibile ma, a differenza di prima, ora non ti fanno nemmeno prenotare il biglietto se il treno non è predisposto. Dicono sia per motivi di sicurezza ma, quello che mi chiedo, è su quanto siano sicuri quei treni che, utilizzati dai pendolari, spesso assomigliano più a carri di bestiame che ad altro”.

Sembra di capire che si è fatto poco in questo senso.

“Il fatto è che spesso ci si trova di fronte a situazioni paradossali come quelle di cui ho parlato. E’ un po’ come se un artista cominciasse un quadro e non lo portasse a termine, le iniziative ci sono ma spesso non vengono portate avanti nel tempo. Il problema però va oltre le semplici istituzioni”

Cioè?

“E’ un problema culturale quello che abbiamo. Io stesso mi sono trovato di fronte ad una situazione in cui, il proprietario di un’azienda, si è visto costretto a affrontare un periodo di difficoltà motoria. Non potendo andare a lavorare visto che i suoi uffici non erano dotati di accessi per disabili lo sapete cosa ha fatto? Be’ invece di eseguire dei lavori che comunque poi sarebbero tornati utili anche in futuro, ha preferito restare a casa e delegare altri. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che le barriere culturali sono ancora radicate in molti di noi”.

Dopo aver analizzato i tanti problemi, sarebbe bello chiudere con le possibili soluzioni.

“C’è bisogno di grandi campagne di informazione e affiancamento con tutti gli organi professionali maggiori. Ingegneri, architetti, geometri, tutti quelli che progettano nuove strutture o ristrutturano le vecchie. In fondo, disabili o no, vogliamo la stessa cosa, cambia solo il ruolo nella società”.