di Marco Montini e Daniele Priori
“Surreale, distratta, svagata e poetica, ama fare di ogni performance una occasione per liberare la sua fantasia, per mostrarla nelle sue innumerevoli sfumature e coinvolgerti nel suo sogno lucido”. Questo l’affascinante ritratto di Giuditta Sin, giovane e bellissima ballerina di burlesque che sta facendo conoscere questa straordinaria forma artistica settentesca in giro per la Capitale. Nata a Chicago, una vita da girovaga, Gabriella – questo il suo vero nome – vive nella sua amata Roma, dove torna ogni qualvolta strappa un minuto di libertà al suo tour in giro per l’Europa e l’America.
Ciao Gabriella. Cominciamo da qualche anno fa, quando eri semplicemente una bella studentessa di scienze politiche. Poi cosa è successo?
“Diciamo che per me l’università è sempre stato un hobby mentre quello che sto facendo adesso è uno dei miei obiettivi di vita. Io mi sono diplomata in danza classica, ho fatto teatro e ho conosciuto il burlesque tre anni fa. Ho provato e mi sono innamorata subito di questa forma artistica: i primi passi li ho mossi al Micca di Roma per caso e dopo aver fatto il primo spettacolo non mi sono più fermata. Tra l’altro all’epoca già lavoravo per una agenzia di comunicazione che però ho lasciato quando gli show stavano diventando mano mano più impegnativi. E adesso faccio solo questo, viaggio in tantissimi luoghi e sono molto felice”.
Il Burlesque è una forma artistica ancora poco conosciuta in Italia. Cosa vuol dire essere una ballerina burlesca?
“Innanzitutto vuol dire portare avanti un tipo di sensualità, di erotismo che sicuramente è andato perso nel corso del tempo e che è stato sostituito soprattutto dalla pornografia. Significa poi portare avanti l’immagine di donna legata alla morbidezza, alla naturalezza e non a degli standard imposti da industrie come la moda, o altre cose del genere. Significa poter fare tutto quello che si vuole, perchè fare burlesque vuol dire poter creare vari tipi di spettacolo. Ci sono mie colleghe che cantano, ci sono performer che vengono dalla danza e quindi ballano molto di più all’interno dei loro spettacoli. Alla fine c’è sì l’elemento dell’erotismo, che è l’elemento più importante ma non si riduce tutto a quello. All’estero, rispetto all’Italia, il burlesque si conosce moltissimo per cui il pubblico è abituato, sa anche riconoscere una vera performer da una occasionale o dalla classica spogliarellista, che fa tutt’altro tipo di lavoro”.
In questo senso ti è mai capitato di trovarti davanti un pubblico che ha scambiato l’erotismo con pornografia?
“No perchè ultimamente la differenza è chiarissima soprattutto oggi che siamo talmente abituati a vedere qualunque tipo di immagine pornografica. Quindi quando si ha davanti uno spettacolo di burlesque è facile comprendere che si è di fronte a tutt’altro genere di forma artistica. Fortunatamente non mi è mai capitato di trovarmi in tali spiacevoli situazioni. Al massimo le persone rimangono scioccate perchè non riescono a carpire quello che stanno guardando…”.
Sei nata a Chicago e hai girato in un lungo e largo il globo. Cosa rappresenta per te Roma?
“Avendo viaggiato moltissimo fin da piccola Roma è stata la prima città che ho scelto veramente. Una città bellissima, che mi ha fatto sentire sempre a casa e con la quale è stato subito amore a prima vista. Sono legatissima a lei visto che da bimba sono sempre stata portata in giro dai miei genitori e quindi contro la mia volontà”.
Il tuo nome d’arte è Giuditta Sin. Ci racconti questa scelta intrigante?
“Mi ha sempre colpito la storia di Giuditta e Oloferne. Poi Sin perchè suonva bene. Mi piaceva questo accostamento tra il sacro e il profano”.
Tanti i nomi accattivanti affibbiati al tuo personaggio: tra modella Persefone, fatina dei boschi e strega bianca in quali ti ritrovi di più?
“In realtà in tutte. Sono nomi in cui mi rispecchio in toto: sono una persona che ogni giorno cambia, a cui piace giocare, divertirmi, inventarmi sempre cose nuove. Mi piacere pensare che quello che faccio si rifà a un mondo di favola”.
Il burlesque ti ha aiutato a scoprire qualcosa di te che non conoscevi?
“Visto che si tratta di un lavoro che si faccio principalmente in solitudine, mi sono ritrovata spesso da sola con me stessa riscoprendomi più sicura, più autonoma. Inoltre per quanto sia un mondo al femminile dove c’è tanta competizione, però ho notato che ci sono tante donne interessanti che ho avuto modo di conoscere”.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Ti vedremo ancora a Roma?
“Dopo aver partecipato l’anno scorso al Milan Burlesque Award, a settembre sono stata tra le sole tre italiane invitata a partecipare al New York Burlesque Festival. Adesso farò un piccolo tour in Francia tra Parigi e Lione. La speranza è continuare sempre così”